In Tanzania, i ratti sono utilizzati per un doppio controllo dei pazienti positivi al test per la tubercolosi e per individuare gli eventuali sfuggiti al tradizionale metodo di diagnosi. I roditori annusando dei campioni di saliva e sputo dei pazienti non si soffermano sugli individui sani, ma si fermano e annusano insistentemente i campioni che “odorano” di tubercolosi. L’esperimento, inizialmente accolto con scetticismo dai medici, è stato realizzato per migliorare la precisione nel diagnosticare la tubercolosi, molto diffusa nella regione in cui mancano mezzi e tecnologie di analisi più all’avanguardia.
La questione è ancora più complicata poiché molti malati di tubercolosi sono anche positivi all’HIV e la percentuale di diagnosi corrette arriva al 20%. Ogni ratto è addestrato per circa 9 mesi e per entrare a far parte del programma deve superare un vero e proprio esame. Gli sono presentati 30 campioni, 8 dei quali positivi e per risultare idoneo deve identificarne correttamente almeno 7 su 8. I ratti hanno già avuto un gran successo durante il programma di addestramento per la rilevazione delle mine, ma non sono gli unici animali a cui i medici fanno ricorso per la diagnosi di malattie. Da anni, infatti, anche i cani sono addestrati per individuare i tumori.
Secondo diversi studi pubblicati che parlano di cancro della vescica, del colon, dell’ovaio e della prostata, sembra che i cani siano veramente in grado di riconoscere i tumori e la loro precisione aumenta a seconda del protocollo di addestramento usato. L’Italia è la patria di uno degli studi più importanti in merito. Gianluigi Taverna, urologo dell’Humanitas d Milano, è il padre di uno studio in cui i cani hanno riconosciuto tumori alla prostata da campioni di urina di 900 pazienti, normali e malati, con un successo del 98% circa. Il ramo italiano della Medical Detection Dogs di Milano sta lavorando per stabilire se i cani possano identificare tumori del polmone a partire da campioni di urina.