Il ragazzo aveva chiesto asilo in Italia dove viveva al centro di recupero “Happy Family” di Campomarino (CB). Il centro offre la possibilità a 200 stranieri di vivere in un ex luogo turistico riconvertito e di recuperare la propria identità. Qui, secondo i racconti degli immigrati, il ragazzo godeva di una posizione privilegiata rispetto agli altri in quanto imam della cultura islamica del centro. Il somalo invitava durante i momenti di preghiera a compiere azioni violente in nome della Jihad cercando continuamente nuovi adepti.
Le dichiarazioni
Secondo le sue dichiarazioni sarebbe iniziato l’attacco: «Cominciamo dall’Italia, andiamo a Roma e cominciamo dalla stazione, la guerra continua. Charlie Hebdo era solo il precedente di quello che sta succedendo adesso», «c’è una strada più semplice, quella di attrezzarsi e farsi saltare in aria».
Gli inquirenti della Digos, come ha spiegato Armando D’Alterio procuratore capo di Campobasso, sono certi che dopo aver chiesto asilo in Italia ed essersi diretto a Roma per l’attentato sarebbe partito per la Siria per combattere e ricongiungersi alla sua cella terroristica.
Aumento dei controlli
Dopo gli attentati di Parigi la città di Roma era stata più volte minacciata, individuando come punti possibili obiettivi San Pietro e le stazioni (oltre che Duomo e Scala di Milano). I controlli e le verifiche su immigrati e rifugiati sono aumentate insieme ad accertamenti su phone center e money transfer, e sono aumentati anche gli uomini delle forze dell’ordine aiutati dai militari dell’Esercito su tutto il suolo nazionale.