Putin pare aver anticipato largamente i suoi avversari com’è accaduto già lo scorso settembre, quando aveva salvato il presidente Bashar al-Assad con un importante intervento aereo. In realtà la sconvolgente decisione è dovuta anche all’imminenza di un atro possibile intervento di terra da parte del fronte sunnita contrario ad Assad e guidato dall’Arabia Saudita. A gennaio, infatti, re Salman aveva preannunciato il suo intervento in Siria entro due mesi e grazie alle recenti manovre militari è riuscito a formare una grande armata.
Numerosi i colloqui telefonici tra re Salman e il presidente Putin nelle scorse settimane. Il ritiro delle truppe russe potrebbe servire oltre che a difendere le basi aeree anche a disinnescare l’intervento sunnita. Il problema di fondo però resta sempre lo stesso: il destino di Assad. La mossa del presidente russo mette pressione all’alleato e ora la palla passa al presidente siriano che dovrà trovare un soluzione politica da gestire personalmente.
L’annuncio del Cremlino ha sbalordito anche la Casa Bianca. In diverse occasioni, ha sottolineato il portavoce John Earnest, gli Stati Uniti avevano affermato che l’intervento militare russo rendeva difficili gli sforzi per una transazione politica. Da Mosca è giunta la notizia che la Russia manterrà solo un centro di controllo aereo al fine di monitorare la tregua in vigore. Ora, la lotta al terrorismo è nelle mani delle forze siriane.