Uno dei primi soccorritori intervenuti subito dopo l’attentato alla metropolitana di Maalbeek ha raccontato quei primi istanti di confusione e panico: “È stato l’orrore. Stavamo cominciando a lavorare in Rue de la Loi, accanto alla stazione della metro quando alle 9.10 c’è stata la deflagrazione. Siamo andati per strada subito per aiutare. Ho visto una bambina di tre anni con un braccio bruciato. Piangeva. Cercava i genitori, l’ha accompagnata fuori una donna che era nel panico e non voleva salire sul bus fatto arrivare dalle autorità per evacuare perché aveva paura che potesse esplodere anche quello”. L’uomo continua dicendo che decine di persone sanguinavano e sembravano disorientati, come se non sapessero dove si trovavano, un vero e proprio inferno che non dimenticherà mai.
Massimo Medico, di Caltanissetta, un impiegato di un’azienda che si occupa di logistica per la Commissione europea a Bruxelles ha affermato: “Non auguro a nessuno di vedere la scena che mi sono trovato di fronte io. È stato terrificante”. Il testimone, che a stento tratteneva le lacrime, ha aggiunto: “La gente urlava, piangeva, erano feriti, bruciati, con dolori dappertutto. Abbiamo cercato di metterli al riparo nel miglior modo possibile. Nel frattempo sono cominciate ad arrivare le ambulanze. Abbiamo dato una mano anche a loro, perché all’inizio erano pochi. Abbiamo cercato di fare il meglio possibile”. Francesco Cisternino, che lavora a Bruxelles per Confcommercio, ha dichiarato: “Venendo al lavoro ho visto persone in lacrime per strada: dai taxi stanno facendo scendere tutti per i ‘security check‘, stanno controllando chiunque”. L’uomo ha aggiunto anche che una collega che si trovava sulla metro è stata fatta scendere dal mezzo con gli altri passeggeri e hanno tutti dovuto camminare sui binari per uscire dalla stazione. Linee cellulari in tilt e reti sature.
Una giovane donna, Larissa, stava aspettando il fidanzato, un addetto alla sicurezza all’aeroporto nel mirino degli attentati e ha raccontato in lacrime: “Il mio ragazzo è salvo, ma oggi potevo esserci anche io… Ci ho parlato, sta bene. Stava lavorando al controllo bagagli e passeggeri, lo stesso lavoro mio. Ha detto di aver sentito due esplosioni poco prima delle otto, nella zona prima dei controlli di sicurezza. C’era sangue dappertutto. Ha detto di aver visto un grande fucile in terra. Lui si è subito nascosto in una toilette, ma poi la polizia ed i soldati hanno evacuato tutti attraverso i gate di imbarco, verso le piste”. Drammatica la testimonianza di uno steward italiano atterrato poco fa all’aeroporto di Fiumicino. “Sono vivo per miracolo, ho ancora le gambe che mi tremano – ha raccontato – Proprio nel momento del decollo abbiamo sentito le esplosioni. Sono passato nell’area coinvolta dalle esplosioni solo qualche minuto prima. Siamo terrorizzati.”
Hussein, un pachistano 53enne che vive nelle Fiandre ha ribadito più volte con la voce rotta dal pianto e dalla rabbia che questo non è l’Islam. L’uomo era in partenza con i genitori per Doha e ha raccontato: “Erano le otto e cinque. Avevamo superato i controlli di sicurezza ed ero nel reparto profumi del duty free. Ho sentito un ‘pofff’ ed il tetto di vetro è crollato su di noi. Due secondi dopo, un’altra esplosione, ma stavolta veniva da fuori, alle nostre spalle. Sono felice che mi sia andata bene. Ma sto male. La situazione è molto brutta. Non so se tutto questo dipenda dalla cattura di Salah o meno. Nessuno lo sa”. Con lui anche Akhtar Pervez, un 44enne che vive da più di 5 anni in Belgio, che ha spiegato: “La gente ormai è spaventata dagli islamici. Il mondo sta cambiando. Tutto è molto difficile. Guardi chi ti passa accanto e non capisci chi è buono e chi è cattivo. Ma intanto la mia vacanza è finita qui. Me ne torno a casa, prendo il primo treno per Anversa appena lo trovo”.