Caputo, intanto, continua a mantenere la linea adottata in questi due anni: l’interrogatorio non si è protratto a lungo, in quanto l’uomo continua a sostenere la sua innocenza respingendo tutte le accuse a suo carico. Inoltre ha dichiarato che quel 24 giugno, non si trovava nemmeno nei pressi dell’avvenuto omicidio e si considera un “buon padre”. Purtroppo per le indagini, tra gli elementi raccolti dagli inquirenti non vi sono tracce di DNA, ma grazie ad un intercettazione effettuata per le indagini Caputo, preoccupato, si riferisce a Fortuna dicendo: “Vuoi vedè che la sopra c’è il sudore mio”.
L’aggressione in carcere ha avuto luogo nel reparto che accoglie i sex offender, persone accusate di reati sessuali. Il segretario generale del Sappe racconta che l’uomo sarebbe stato aggredito a calci e pugni fermati solo dall’intervento degli agenti penitenziari che avrebbero evitato il peggio. Caputo è stato trasferito in cella di isolamento al terzo piano del padiglione “Roma” dell’istituto penitenziario di Poggioreale; tutt’ora non sono chiare le motivazioni di tale trasferimento, se si tratta di una disposizione dell’autorità giudiziaria, dell’amministrazione del carcere o se si è trattata di una richiesta dello stesso Caputo. Intanto la Procura di Napoli indaga sulle cause e modalità dell’aggressione.