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Aggredito in cella l’assassino della piccola Fortuna Loffredo

NAPOLI – Dopo la recentissima accusa di stupro ed omicidio nei confronti di Raimondo Caputo, presunto killer della piccola Fortuna Loffredo, i detenuti del carcere di Poggioreale avrebbero aggredito e picchiato l’uomo. Caputo si trovava già in carcere da novembre 2015, ma l’aggravante della quale è stato, nei giorni scorsi, accusato, deve aver scatenato, all’interno del carcere, quella “giustizia” che i detenuti imputati di certe violenze su minori non riescono a scampare negli istituti di pena.

Caputo, intanto, continua a mantenere la linea adottata in questi due anni: l’interrogatorio non si è protratto a lungo, in quanto l’uomo continua a sostenere la sua innocenza respingendo tutte le accuse a suo carico. Inoltre ha dichiarato che quel 24 giugno, non si trovava nemmeno nei pressi dell’avvenuto omicidio e si considera un “buon padre”. Purtroppo per le indagini, tra gli elementi raccolti dagli inquirenti non vi sono tracce di DNA, ma grazie ad un intercettazione effettuata per le indagini Caputo, preoccupato, si riferisce a Fortuna dicendo: “Vuoi vedè che la sopra c’è il sudore mio”.

L’aggressione in carcere ha avuto luogo nel reparto che accoglie i sex offender, persone accusate di reati sessuali. Il segretario generale del Sappe racconta che l’uomo sarebbe stato aggredito a calci e pugni fermati solo dall’intervento degli agenti penitenziari che avrebbero evitato il peggio. Caputo è stato trasferito in cella di isolamento al terzo piano del padiglione “Roma” dell’istituto penitenziario di Poggioreale; tutt’ora non sono chiare le motivazioni di tale trasferimento, se si tratta di una disposizione dell’autorità giudiziaria, dell’amministrazione del carcere o se si è trattata di una richiesta dello stesso Caputo. Intanto la Procura di Napoli indaga sulle cause e modalità dell’aggressione.