Fabre è famoso per i suoi “animali morti”. L'”artista”, infatti, basa la sua concezione del tempo e dello spazio sul mondo animale in quanto percepisce questi esseri come disinibiti e si appella anche alle parole di Nietzsche “l’uomo è un animale malato”. Insomma, una serie di divagazioni che hanno più o meno senso ed interpretazioni personali, volte a giustificare la volontà di stupire e, sicuramente, di ottenere fama attraverso il tentativo di osare col macabro. La spiegazione non ha, però, convinto tutti. Da giorni su Facebook si torna a contestare le scelte di questo artista, contro il quale ci si era già schierati nel 2010 quando Fabre aveva messo in mostra uccelli vivi in gabbia.
Gli animalisti, oggi, chiedono al sindaco di Firenze, Dario Nardella, di rimuovere le “statue” di Fabre dalla città. E’ stata inoltre istituita una petizione online volta all’eliminazione della mostra e che ha già collezionato più di 3500 firme (per chi fosse interessato a dare il proprio contributo il sito è Change.org). L’espositore si è sempre difeso sostenendo che per le sue opere utilizza solo animali randagi trovati già morti ai lati delle strade, il che non pare comunque una valida opzione per un nulla osta per quella che parrebbe una vera e propria mancanza di rispetto verso essere viventi. “L’arte è arte, quello è orrore – dice Mariangela Corrieri, presidente dall’associazione Gabbie Vuote Onlus Firenze – Sono cose che non concepiamo perché rendono macabro anche un animale grazioso come lo scoiattolo”.
Oltre che cani e gatti imbalsamati, infatti, le “opere” mostrerebbero anche altri animali come uno scoiattolo morto in bocca ad un teschio. L’indignazione pare che non stia fermando i progetti di Fabre a meno che la petizione non riesca a raggiungere la cifra di 35.000 firme che terminerebbe l’oltraggiosa mostra, la quale è probabilmente durata fin troppo. La dignità sulla morte non è un elemento dovuto solo all’uomo, ma ogni essere vivente ne ha diritto, l’esposizione di un animale morto in tutta la sua tristezza dimostra una mentalità troglodita.