L’Iss ha rilevato l’importanza di migliorare le coperture, in particolar modo proprio tra le etnie rom/sinti, considerati una popolazione “difficile da raggiungere”. E i numeri lo dimostrano: dei più di 40 soggetti (dell’età media di quattro anni) che hanno manifestato il virus a Milano, nessuno era vaccinato.
Più di un terzo delle persone contagiate sono incorse in complicanze quali polmonite, otite, pericardite, trombocitopenia (comporta un calo delle piastrine che può causare emorragie). E’ stato registrato anche un caso che manifesta la sindrome neurologica di Guillain-Barré.
Per i casi di morbillo, deve trarre in inganno l’età: sebbene si tenda a considerarla una malattia infantile, può essere contratta anche dagli adulti, con conseguenze più complesse. Tra i contagi di Parma e Piacenza l’età media oscilla tra i 37 e i 40 anni. L’epidemia ha coinvolto anche alcuni operatori sanitari, e questo non può che essere il campanello d’allarme definitivo, che dimostra come la copertura vaccinale si sia evidentemente ridotta, dal momento che viene meno anche in chi è preposto alla cura dei pazienti.
Negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad un drastico calo dei vaccini contro il morbillo: secondo gli esperti, per arrivare all’eliminazione di un virus occorre una copertura vaccinale pressochè completa, intorno al 95% della popolazione. In Lombardia si è solo al 89,5 %, e solo al 88,3% in Emilia.
Un barlume di speranza sul futuro dei vaccini è dato da Bologna, in cui si vogliono rendere obbligatorie le vaccinazioni per tutti i bambini che frequentano l’asilo nido in seguito alla pubblicazione dei dati sull’aumento di casi di morbillo. Attualmente l’Italia, proprio per il grande numero di persone non vaccinate, è uno dei paesi europei in cui scoppiano più epidemie.