Qualche anno fa si era parlato di esopianeti, ovvero pianeti extrasolari che, di conseguenza, non appartengono al nostro sistema solare e orbitano intorno ad una stella diversa dal Sole. La sonda Keplero, in passato, ne aveva scoperti ben 2000 ai quali aggiungiamo quelli recenti per un totale di 3286 pianeti nuovi. Sapere che alcuni di essi potrebbero somigliare alla nostra Terra rende gli scienziati orgogliosi della loro scoperta: il numero complessivo, infatti, sarebbe di 21 pianeti forse abitabili.
Bisogna, però, fare alcune precisazioni su come opera la sonda Keplero: essa, infatti, non manda chiare immagini del pianeta avvistato, ma ne avverte la presenza in diversi modi. Il più in uso è quello di registrare variazioni davvero minime della luce attorno ad una stella; se il pianeta si trova tra noi e quella stella, quando passa davanti la luce viene leggermente alterata. E’ come osservare una farfalla notturna che gira intorno alla luce e che noi non vediamo, ma la percepiamo perché intuiamo la sua presenza.
I nuovi pianeti, quindi, noi non riusciamo a vederli, ma con questi metodi molto accurati possiamo anche scoprirne alcune caratteristiche principali; per esempio se il pianete è gassoso come Giove, Urano e Saturno, oppure roccioso come la nostra Terra, Marte, Mercurio e Venere.
Per quanto riguarda il discorso “forme di vita“, anche qui c’è bisogno di fare molta attenzione: il fatto che questi pianeti vengono denominati “abitabili” non vuol dire che lo siano. Infatti, anche se la loro distanza dalla stella madre è favorevole, il pianeta deve presentare alcune condizioni. Infatti, non deve essere né troppo vicino ma nemmeno troppo lontano dal suo Sole.
La possibilità di trovarci davanti un pianeta gemello del nostro rimane comunque validissima e le ricerca continuano senza sosta. Il problema, se così si può chiamare, è il tempo: nella nostra galassia vi sono almeno 200 miliardi di stelle e bisognerebbe riuscire a controllarle tutte. Le ricerche, quindi continuano, e anche gli europei stanno costruendo una loro sonda con lo stesso scoppo: il satellite PLATO; i suoi 32 piccoli telescopi che lo circondano sono, tra le altre cose, una brillante invenzione italiana con i quali si spera che possa guardare di più e anche più lontano.