I cani erano gli animali ideali per rintracciare, seguire e catturare prede di piccola taglia ed è forse per questo che ricoprivano un ruolo di particolare prestigio nella vita degli Jōmon. Non solo compagni di caccia, ma anche effettivi membri della comunità: l’analisi delle sepolture di cani del Mesolitico giapponese ha fatto emergere una somiglianza con le tombe riservate ai componenti umani del gruppo. Il cane veniva sepolto sotto un cumulo di conchiglie in una fossa singola. Inoltre, il modo in cui veniva deposto il corpo ricordava la posizione fetale tipica dei rituali di sepoltura delle comunità umane del periodo.
Gli esami effettuati sugli scheletri dei cani hanno rilevato la presenza di denti rotti e lesioni agli arti compatibili con le ferite da caccia. Molte di queste fratture sono risultate ricompattate, suggerendo che gli umani si fossero presi cura dei loro più fedeli amici. In alcune tombe canine sono stati trovati persino oggetti di corredo, come collane di conchiglie e ossa di cervo. A destare ulteriore stupore è stato il ritrovamento di una campana di bronzo con incisa la rappresentazione di un evento di caccia: un cinghiale circondato da un cacciatore e i suoi cani. Tuttavia, le ragioni che spinsero gli Jōmon a osservare il culto del cane non sono ancora state svelate dagli studiosi. “Non c’è alcuna certezza – ha dichiarato Darcy Morey, zoologa e archeologa della Virginia – E’ possibile che gli Jōmon venerassero i cani per altri motivi spirituali e non per la loro abilità nella caccia”.
Quel che è certo fino ad ora è che i cani beneficiarono di questo favorevole trattamento dal Mesolitico fino alla cosiddetta “rivoluzione neolitica”. Che cosa accadde con l’avvento dell’agricoltura? “Ci fu una disparità di fedeltà” ha dichiarato Melinda Zeder, zoologa di Washington. Circa 2500 anni fa, quando gli umani impararono ad addomesticare le piante, si dimenticarono dei loro più cari amici. Niente più sepolture, ma solo mucchietti di ossa. Probabilmente l’uomo si nutriva delle carcasse e la gettava semplicemente via. “Gli uomini sono stati dei falsi amici – ha aggiunto la Zeder – Non siamo stati affidabili come loro, forse dovremmo imparare ad essere più simili ai cani”.