VNews24

Scimmie paralizzate tornano a camminare grazie ad un chip wireless

Un esperimento dall’esito positivo condotto su 2 scimmie potrebbe essere il primo passo per la cura di persone paralizzate. Il team di ricerca, coordinato da Grégoire Courtine del Politecnico di Losanna (Epfl), ha impiantato nel midollo spinale dei due animali un chip wireless che ha permesso il ripristino delle comunicazioni tra cervello e midollo spinale, con il risultato che gli animali, prima paralizzati, sono tornati a camminare in pochi giorni. “Quello che siamo riusciti a fare è stato ripristinare il collegamento in modo artificiale – ha spiegato uno dei ricercatori – Entro 5 anni, speriamo di passare alla sperimentazione sull’uomo”.

Per permetterci di camminare, il cervello invia comandi e istruzioni ai muscoli tramite il midollo spinale. Una lesione midollare però compromette, in maniera parziale e totale, questo flusso di informazioni e di conseguenza l’individuo non riesce più a muoversi. L’esperimento di Courtine e dei suoi collaboratori, Silvestro Micera (Scuola Superiore S’Anna e Epfl) e Marco Capogrosso (Epfl), aveva come finalità trovare un modo per scavalcare il tratto che causa l’interruzione di questa comunicazione ripristinando l’afflusso di informazioni. Per farlo, hanno deciso di impiantare nella corteccia cerebrale di due scimmie paralizzate un chip wireless da loro ideato composto da elettrodi capaci di inviare impulsi al midollo. In questo modo, le informazioni del cervello, tramite un secondo dispositivo impiantato nel midollo spinale, sarebbero riuscite a bypassare la lesione che impediva tali comunicazioni arrivando ai muscoli interessati. Pochi giorni dopo l’intervento, entrambi gli animali hanno ripreso a camminare.

Gli esperimenti per compiere movimenti tramite elettrodi nel cervello iniziarono nel 2006, e da allora i progressi in questo campo sono stati molto rapidi. Secondo Andrew Jackson dell’Istituto di Neuroscienze dell’università britannica di Newcastle, le prime sperimentazioni con chip impiantati nella corteccia cerebrale umana potrebbero avvenire entro 5 anni. Gli stessi ricercatori che hanno condotto l’esperimento sulle scimmie sperano che i tempi di attesa per passare alla sperimentazione umana siano ridotti. Inoltre, come spiegato da Micera, uno dei punti di forza dell’esperimento è stato l’utilizzo di dispositivi già approvati, che quindi dovrebbero “garantire” tempi brevi per passare alla fase successiva.