Secondo l’esperto, mangiare carne gioca un ruolo di primo piano nella morte di molti animali ma non mangiarne ha lo stesso effetto, anche se non in maniera così diretta e scontata. Durante il periodo di tempo in cui ha scelto di diventare vegetariano, Bertonatti studiò in maniera approfondita la natura e le specie selvatiche. “Ho notato che nei campo di colture agricole non c’erano uccelli – ha raccontato – e quei pochi che erano lì, erano perseguitati”. Dopo aver studiato anche anfibi, mammiferi, rettili e pesci ha realizzato un concetto che non è noto a tutti e che spinto a ricredersi sulla sua scelta alimentare. “Come vegetariano, stavo aiutando a prevenire la morte e la sofferenza degli animali domestici – ha spiegato nell’intervista – ma così facendo stavo mettendo a rischio le specie selvatiche”. Per far posto alle colture, spesso vengono “sacrificati” gli animali selvatici della zona, come nel caso della deforestazione. In Argentina ad esempio, hanno dato fuoco ad una giungla, in altre zone invece si spargono cereali avvelenati per difendere i campi e le coltivazioni dagli uccelli.
Bertonatti è un volto molto noto nell’ambiente per la protezione degli animali ma anche per la sua decisione di dimettersi dal ruolo di amministratore delegato allo Zoo di Buenos Aires. La scelta fu fatta quando venne rifiutato il suo progetto di trasferire il parco in un centro di conservazione per le specie minacciate. La sua decisione di diventare vegetariano dipese proprio dal desiderio di proteggere gli animali ma lui stesso si è dovuto ricredere dopo uno studio approfondito sul rapporto tra natura e fauna selvatica. Il risultato l’ha talmente scosso che ha deciso di tornare ad una dieta “normale”.