L’ipotesi degli inquirenti è che il padre di Oskar, non trovando marijuana, abbia deciso di sfogarsi sul piccolo, cosa che ormai faceva spesso. L’uomo infatti aveva l’abitudine barbarica di schiacciare i testicoli del figlio quando piangeva: il dolore che gli causava con questo gesto, toglieva ad Oskar il fiato interrompendo così le grida. Lo scorso 30 settembre però il fisico del piccolo non ha retto all’ennesima tortura e quando il padre lo ha portato al Royal Lancaster Infirmary era ormai troppo tardi. Le strane contusioni sul suo corpo hanno fatto temere ai medici che il bambino fosse stato vittima di maltrattamenti e hanno disposto l’autopsia.
Secondo quanto riportato dal Sun, durante il processo Kennedy ha ammesso di far uso di marijuana ma ha ripetutamente negato di aver torturato e ucciso il figlioletto, incolpando dell’accaduto la compagna, Tia Jobey. La donna è stata condannata a 30 mesi di carcere per non aver impedito le violenze nei confronti del figlio, l’uomo invece è in attesa della condanna definitiva. “Le ferite inflitte a Oskar erano indescrivibili – ha dichiarato al processo l’ispettore Jon Holmes – È quasi impossibile capire la mentalità di una persone che fa questo ad un bambino, specialmente al proprio figlio”.