“Ladri, vergogna” hanno urlato i dimostranti, ai quali si è subito unito il capo dello Stato Klaus Iohannis, conservatore-moderato europeista. L’intenzione del governo romeno era stato quello di svuotare le prigioni, ormai sovraffollate. Questa decisione, però, avrebbe liberato moltissimi politici indagati o sospettati per corruzione. Alcuni dei protestanti hanno raccontato di voler pure le dimissioni dell’esecutivo. Il presidente della Camera dei deputati, Liviu Dragnea, ha affermato di essere disposto a pensare a un ritiro del decreto, se il premier fosse d’accordo.
Fino all’ultimo non è stato chiaro se Dragnea volesse veramente evitare la crisi. La frase del presidente era suonata come un drammatico ricordo, cioè quello dopo la caduta di Ceausescu a dicembre 1989, quando il presidente postcomunista Ion Iliescu portò dei minatori nella capitale a stroncare nel sangue le proteste studentesche per più libertà. Fortunatamente, il decreto è stato ritirato e i protestanti hanno vinto. “Vogliamo un futuro e speriamo nel futuro, per questo siamo in piazza, vogliamo lavoro, sviluppo e integrazione nell’Europa e basta coi corrotti” spiegavano i dimostranti. Nonostante questa grande vittoria, i romeni stanno continuando a protestare, in quanto chiedono le dimissioni del governo.