Romania, il decreto salva-corrotti è stato ritirato: vittoria per i dimostranti

BUCAREST – In seguito ad una dura settimana di proteste, il governo di coalizione tra i socialisti e i liberali della Alde hanno deciso di ritirare e revocare il decreto salva-corrotti. Il leader dell’Alde, Calin Taroceanu, e Sorin Grindeanu, il premier socialista, hanno affermato il ritiro della norma. “Non voglio dividere il Paese, la Romania non può essere divisa in due” ha annunciato Grindeanu. Dopo l’annuncio del premier, i dimostranti che hanno marciato sul Parlamento, tra cui tanti giovani e famiglie con le carrozzine, hanno dato l’inizio alla festa. Dopo la decisione dei ministri di compiere una modifica del codice penale, molti romeni si sono mobilitati e sono usciti a protestare nelle città più grandi del Paese.

Ladri, vergogna” hanno urlato i dimostranti, ai quali si è subito unito il capo dello Stato Klaus Iohannis, conservatore-moderato europeista. L’intenzione del governo romeno era stato quello di svuotare le prigioni, ormai sovraffollate. Questa decisione, però, avrebbe liberato moltissimi politici indagati o sospettati per corruzione. Alcuni dei protestanti hanno raccontato di voler pure le dimissioni dell’esecutivo. Il presidente della Camera dei deputati, Liviu Dragnea, ha affermato di essere disposto a pensare a un ritiro del decreto, se il premier fosse d’accordo.

Fino all’ultimo non è stato chiaro se Dragnea volesse veramente evitare la crisi. La frase del presidente era suonata come un drammatico ricordo, cioè quello dopo la caduta di Ceausescu a dicembre 1989, quando il presidente postcomunista Ion Iliescu portò dei minatori nella capitale a stroncare nel sangue le proteste studentesche per più libertà. Fortunatamente, il decreto è stato ritirato e i protestanti hanno vinto. “Vogliamo un futuro e speriamo nel futuro, per questo siamo in piazza, vogliamo lavoro, sviluppo e integrazione nell’Europa e basta coi corrotti” spiegavano i dimostranti. Nonostante questa grande vittoria, i romeni stanno continuando a protestare, in quanto chiedono le dimissioni del governo.