Villari, di origini calabresi era uno dei più grandi storici del mezzogiorno italiano. Docente di storia moderna e parlamentare del Partito Comunista, ha esordito scrivendo per Il Politecnico di Elio Vittorini. Negli anni 50 è stato redattore di Cronache meridionali, e nello stesso periodo ha curato l’antologia: Il sud nella storia d’Italia. Lo scrittore ha insegnato all’università di Messina, di Firenze e alla Sapienza di Roma. E’ stato visiting professor presso Oxford e Princeton. Di matrice marxista, lo storico ha sostenuto una linea politica democratica e riformista. Villari è stato insomma uno dei protagonisti del dibattito storico, culturale e politico di questi ultimi anni. Nel 1990 è stato nominato membro dell’Accademia nazionale dei Lincei, e nel 96 è stato eletto presidente della Giunta centrale per gli Studi Storici.
Tra le sue opere più importanti ricordiamo Mille anni di storia. Dalla città medievale all’unità dell’Europa (2001). Elogio della dissimulazione. La lotta politica nel seicento (1987). Ma soprattutto Villari ha lasciato in eredità i suoi manuali di storia, che adottati da centinaia di licei e scuole superiori, hanno istruito intere generazioni di studenti.
Il presidente della regione toscana Enrico Rossi lo ricorda sul suo profilo Facecook :“Personalità preziosa che nella sua vita ha saputo saldare l’opera intellettuale all’impegno politico. La sua opera e il suo impegno resteranno un contributo fondamentale per il mondo del sapere italiano e internazionale. Un esempio per la sinistra che intenda svolgere il compito storico per cui è nata, stare dalla parte dei ‘semplici’ e di chi è più indifeso”. Il ministro dei beni culturali Franceschini ha dichiarato : “è stato uno storico e politico di valore, una personalità che ha saputo coniugare al meglio studio, passione e militanza nel segno della ricerca, dell’insegnamento e dell’impegno sociale. Con lui la cultura italiana e il Paese perdono un grande intellettuale che ha contribuito alla formazione di molti”.