Ricordiamo che nel 2014 il pilota russo sbarcò nel Circus proprio come titolare di un sedile in Toro Rosso e, siccome era stato presentato come un grande talento in ottica futura, quasi subito venne promosso nella ben più competitiva Red Bull. Nel frattempo, però, è esploso il “fenomeno” Max Verstappen e così nel 2016, a stagione in corso, Kvyat si è ritrovato retrocesso nuovamente dalla scuderia di Milton Keynes all’ex Minardi, con un grosso contraccolpo psicologico che ha contribuito e non poco su alcune prestazioni deludenti. Nonostante ciò il ragazzo ha tenuto duro ed è riuscito ad ottenere la conferma in Toro Rosso per la Formula 1 2017, almeno fino ad oggi. Difatti, a partire dal GP di Singapore, è stato rimpiazzato dal giovane e rampante Pierre Gasly, salvo poi tornare titolare nel GP degli Stati Uniti.
Sul tracciato di Austin, con una vettura tutt’altro che performante, Kvyat è riuscito ad entrare anche in zona punti, ma tutto ciò non gli è bastato ad evitare un clamoroso licenziamento. Gli è stato freddamente comunicato che non avrebbe più fatto parte della fucina di talenti facente capo alla Red Bull, e pare che non gli sia stato nemmeno consentito di salutare il team e i meccanici. Questa vicenda riaccende le polemiche sulla gestione dei giovani da parte del team anglo-austriaco che lancerebbe in maniera troppo frettolosa i campioncini in erba, salvo poi “scaricarli” altrettanto velocemente se costoro non riescono a farsi notare fin da subito. In poche parole, se non sei Sebastian Vettel o se non dimostri immediatamente di avere grinta da vendere, carattere e carisma come il giovane Verstappen, in un battibaleno ti ritrovi ad essere messo da parte dall’azienda che ti ha cresciuto e inserito nel grande mondo della Formula 1.
Queste situazioni si verificano in particolar modo in Toro Rosso che, facente parte del mondo Red Bull, ormai sembra una sorta di scuderia di “prova” per gli eventuali campioni del futuro, da rimpiazzare e sostituire fino a quando non verrà fuori il nuovo fenomeno di turno. Ricordiamo che di recente anche Carlos Sainz ha lasciato la scuderia di Faenza per accasarsi in Renault: probabilmente, prima che fosse troppo tardi, il giovane pilota spagnolo ha preferito scendere dalla giostra di driver della Red Bull per accasarsi in un team che l’ha cercato e voluto decisamente, per realizzare un progetto che possa portare la monoposto francese ad essere nuovamente vincente. Chissà ora quale sarà il futuro di Kvyat che, ritrovatosi disoccupato all’improvviso, farà una gran fatica a trovare una nuova squadra, dato che ormai quasi tutti i volanti sono già stati assegnati per la Formula 1 2018. Non si esclude che, a questo punto, possa migrare verso altre competizioni come la Formula E, come hanno fatto Vergne e Buemi, anche loro ex “gioiellini” dell’universo Red Bull.
Patrizia Gallina