La FIA, in collaborazione con Liberty Media, ha intenzione di tagliare pesantemente gli investimenti legati alla Formula 1, con l’introduzione di un Salary Cap che dovrebbe mettere sullo stesso piano tutti i team, con la speranza che ciò possa comportare un livellamento di prestazioni ed una maggiore bagarre in pista fra tutti i piloti. I grandi capi del Circus hanno già avuto un primo incontro ufficiale con i vari dirigenti delle squadre, durante uno Strategy Group tenutosi martedì 7 novembre. Al termine della riunione non sono state rilasciate dichiarazioni ufficiali ma, stando ad alcune indiscrezioni, si sarebbe trattato di un meeting piuttosto teso, con le grandi case automobilistiche che sarebbero già ai ferri corti sia con la Federazione che con i proprietari statunitensi.
In particolare, Ferrari, Mercedes, Renault e Honda avrebbero espresso parere profondamente contrario all’eventuale introduzione di un tetto salariale che, nelle intenzioni della FIA, dovrebbe addirittura dimezzare l’attuale budget attualmente utilizzato dai grandi team per approntare delle monoposto veloci, affidabili e tecnologicamente evolute. Soffermandoci sul “cavallino rampante”, Sergio Marchionne si sarebbe fermamente opposto all’ipotesi di passare dagli attuali 500 milioni di euro che attualmente Maranello investe sulle proprie vetture, ai 250 milioni proposti dai piani alti come Salary Cap. In questo confronto ad alti livelli, il team italiano è supportato dalla Mercedes: le due aziende, infatti, temono di dover cestinare progetti e investimenti a lungo termine già avviati per venire incontro alle esigenze delle squadre in difficoltà e alla speranza di Liberty Media di avere una Formula 1 più incerta. E se i tedeschi sono più sereni, perché dopo aver vinto a mani basse titoli su titoli nell’era dell’ibrido potrebbero anche dire addio senza alcun problema, per la Ferrari la Formula 1 rappresenta la storia, la leggenda, un legame indissolubile che sarebbe davvero duro da spezzare, qualora il braccio di ferro con la Federazione non dovesse portare ad un compromesso.
Si tratta di uno scontro tra diversi modi di intendere la Formula 1: i marchi storici, infatti, considerano questa disciplina come un settore di alta sperimentazione che debba permettere a chi ha più mezzi economici e risorse professionali di primeggiare, un po’ come si verifica nel calcio. Di contro, invece, l’alleanza FIA-Liberty Media e i piccoli team, capeggiati un po’ a sorpresa dalla Red Bull, puntano ad un’organizzazione che vada verso il risparmio, con un maggiore equilibrio nelle prestazioni, e poco importa se ciò potrebbe coincidere con una rivisitazione verso il basso dello sviluppo. Anche la rivoluzione dei motori proposta per il 2021 fa discutere: l’eventuale introduzione dell’ibrido dimezzato con propulsori che dovrebbero passare da 15 a 18mila giri, costringerebbe i top-team a cambiare profondamente strategie già pianificate, spendendo ulteriori cifre in denaro che, invece, probabili new entry (si parla di Porsche, Audi e Aston Martin) non dovrebbero affrontare partendo da zero.
Dunque, situazione ancora in alto mare, con una certa tensione che si respira nel Paddock e, in attesa del Consiglio Mondiale di Parigi del 6 dicembre, nelle prossime settimane verranno organizzati nuovi incontri per cercare di sbrogliare una matassa che, ad oggi, risulta essere davvero molto intricata.
Patrizia Gallina