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Violenza sulle donne, rompi il silenzio: si combatte con le parole

Aundi Kolbert, scrittrice americana, ha raccontato sulla rivista Relavant, di aver seguito una terapia psicologica per superare un terribile trauma. Quello di essere stata vittima di violenza e abusi da parte di un uomo.
La donna ha raccontato di essere stata terrorizzata al punto da non riuscire più a lavorare. Non riusciva a sentirsi al sicuro ed aveva perso completamente il controllo di sé. Ovunque andasse si sentiva spaventata.
Ma dopo essere sopravvissuta ad un grave trauma, non voleva adeguarsi a quella situazione. La sua più grande paura era quella di trasferire queste sue paure alle altre persone, allontanandole da lei. Ma la sua volontà di mantenere relazioni con le altre persone e la buona riuscita della terapia, l’hanno aiutata molto a far crescere la sua fiducia nel prossimo e a rimarginare le sue ferite.

Scrivere per “rompere” il silenzio sulla violenza

Di recente, c’è stato un periodo in cui non si è letto di nuove donne sopravvissute all’esperienza di un trauma o di abusi. Un periodo di silenzio interrotto dalla rivista americana Time con il titolo “silence breakers”, per identificare tutte le persone, che fanno parte del movimento #MeToo. In questo movimento, la Kolbert, si è occupata di scrivere con l’intento di far conoscere la realtà di tante donne e delle loro terribili storie. Di non far prevalere un silenzio che copre quanto invece va raccontato e spiegato perché certe cose non si ripetano. Nel suo caso, si è occupata della pubblicazione di articoli per il Sud California, riuscendo finalmente a portare i casi di violenza sessuale sui titoli principali dei giornali. Un modo questo per dire ad alta voce che esistono diversi modi in grado di traumatizzate e lei li spiega raccontandoli.

Classificazione dei diversi tipi di trauma

Secondo delle accurate ricerche portate avanti da Bessel van der Kolk e da Peter Levine, lo spavento è una risposta naturale di difesa del nostro organismo. Ciò avviene nel momento in cui una persona vive una paura. In quel momento il nostro organismo si sovraccarica di tensione e blocca momentaneamente la nostra volontà incanalandola verso uno stato di iper vigilanza oppure di ipo vigilanza.

Nell’evento traumatico lo spavento è così forte che il nostro organismo reagisce inibendo il normale funzionamento della memoria. Questa alterazione che non ci permette di memorizzare al meglio quanto ci accade. Inoltre, compromette l’integrazione di questo evento negli eventi che raccontano la nostra vita. Il risultato di questa mancanza di memoria cosciente porta ad una serie di sintomi come l’avere solo dei flashback ma non riuscire a contestualizzarli e a ordinarli,. Altri sintomi sono: disturbi dell’attenzione, disturbi comportamentali e alimentari, disturbi emotivi.
Secondo un’indagine statistica riportata dal Sidran Institute, il 70% degli americani vive un’esperienza traumatica durante la propria vita. Il 20% dei traumi vissuti porta a sviluppare un Disturbo da Stress Post-Traumatico.

La situazione in Italia

L’Istituto nazionale di statistica, insieme con il Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio si occupano di violenza di genere e di tutela delle donne che vivono un Disturbo da Stress Post-Traumatico.
In particolare, nel nostro Paese, si lavora molto sulla prevenzione e sull’informazione a tutela delle donne. L’Istat, rende disponibile un quadro informativo integrato sulla violenza contro le donne in Italia.
L’obiettivo è quello di costruire una visione di insieme su questo terribile fenomeno, attraverso l’integrazione di dati provenienti da varie fonti. Tra qyeste: Istat, Dipartimento per le Pari Opportunità, Ministeri, Regioni, Centri antiviolenza, Case rifugio. Ma anche attraverso altri servizi come il numero verde 1522.

La guerra alla violenza di genere può essere combattuta solo con le parole, facendo informazione, pubblicizzando il fatto che esistono delle leggi che tutelano le donne vittime di violenza. Tanti operatori e giovani sono impegnati nel volontariato a sostegno delle istituzioni e delle donne più indigenti e con meno possibilità di poter far sentire la propria voce.