Con grande soddisfazione e un pizzico di emozione, il Ministero delle Antichità egiziano ha annunciato ufficialmente, con un post su Facebook, il ritrovamento dei resti mummificati di numerosi gatti e rari scarabei in alcune tombe risalenti a circa 2.500 anni fa, situate nel complesso piramidale di King Userkaf, nella necropoli di Saqqara, a circa 30 chilometri dal Cairo.
Si tratta indubbiamente di una scoperta di grande valore storico-archeologico, anche perché gli studiosi sono riusciti a riportare alla luce diverse testimonianze dell’Antico Egitto fra statue di bronzo e legno, amuleti e sarcofagi, alcuni dei quali rinchiusi in mausolei di epoca più recente. Dopo aver comunicato al mondo intero dell’eccezionale scoperta, il Ministero delle Antichità del Paese nordafricano ha immediatamente indetto una conferenza stampa per spiegare, nel dettaglio, cosa è stato ritrovato a Saqqara.
Durante l’incontro con la stampa, gli archeologi e le istituzioni hanno ricordato come gli antichi egizi avessero l’abitudine di mummificare gli animali in segno di offerte religiose, soprattutto le specie ritenute sacre come i gatti, i cani e i coccodrilli, infatti si stima che a questo trattamento siano stati sottoposti diversi milioni di esemplari. Allo stesso tempo, però, la scoperta fatta nei pressi della capitale dell’Antico Regno Menfi rappresenta qualcosa di straordinario, infatti lo scarabeo mummificato è stato definito come qualcosa di “veramente raro”. Il dottor Mostafa Waziri, segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, ha aggiunto che la particolarità di questi ritrovamenti è legata anche alla presenza degli insetti in sarcofagi in pietra calcarea, recanti una serie di disegni realizzati con dell’inchiostro nero.
Waziri ha anche ammesso, con un certo entusiasmo, che fino ad oggi non aveva mai sentito parlare di questo tipo di “sepoltura” da parte degli antichi egizi, riservata in particolar modo agli scarabei. I piccoli animali, infatti, erano avvolti accuratamente nel lino e, grazie al trattamento scrupoloso al quale sono stati sottoposti, ancora oggi risultano in un ottimo stato di conservazione.
L’importanza di questa scoperta è legata anche al fatto che, oltre a felini e insetti mummificati, gli archeologi sono riusciti a recuperare anche due mummie in altrettanti sarcofagi in legno decorati, nonché diversi amuleti raffiguranti alcune delle divinità egizie più importanti (Anubis, Tawesert, Isis, Horus, Khnum, Patek e Ptah), oltre che papiri e dei barattoli in alabastro che venivano utilizzati per riporvi gli strumenti atti alla scrittura. Inoltre sono stati riportati alla luce almeno 30 vasi di terracotta, e copiose statuette in bronzo e legno con le sembianze di vari animali come gatti, cobra, falchi, coccodrilli e mucche. Infine su una porta (in realtà fittizia) sono stati notati i nomi di due misteriose donne, Subek Sekt e Mafy.
Nel corso della conferenza stampa, gli esponenti del Ministero delle Antichità egiziano hanno anche rivelato che Saqqara ha restituito all’umanità anche un enigmatico mausoleo ancora intatto e sigillato. Di conseguenza, ben presto partiranno i lavori per provare ad aprirlo e per scoprire qual è il suo contenuto che potrebbe fornire ulteriori, importanti risposte sulla civiltà egiziana. Prima di congedarsi con i giornalisti, il dottor Waziri ha anticipato che entro la fine dell’anno arriveranno nuovi annunci inerenti altre incredibili scoperte.
Patrizia Gallina