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Egitto, scoperte 40 mummie a Minya: ci sono anche 10 bambini

Ha dell’eccezionale il primo ritrovamento archeologico in Egitto del 2019. Come riportato dall’agenzia locale Mena (notizia rilanciata dall’Ansa), gli studiosi hanno rinvenuto, all’interno di un sito archeologico nei pressi di Minya, a circa 200 chilometri dal Cairo, un sito che ospitava ben 40 mummie, tra le quali vi sono anche 10 bambini.

Stando ai primi rilevamenti effettuati dagli esperti, i corpi risalirebbero soprattutto all’epoca tolemaica (332-30 a.C.) e dovrebbe trattarsi di persone che, quand’erano in vita, erano appartenute alla classe media della società dell’Antico Egitto. Nello specifico, la scoperta è avvenuta a Touna El-Jabal, necropoli che sorge presso l’attuale el-Ashmunein, nota nell’antichità con il nome di Hermopolis Magna.

Si tratta della terza importante e suggestiva testimonianza consecutiva trovata dagli archeologi in quest’area e, in quest’occasione, insieme alle mummie sono stati individuati anche diversi oggetti in ceramica utili per capire non solo la datazione del sito, ma anche le caratteristiche e gli stili di vita di coloro che li hanno utilizzati. Il progetto storico-culturale si è avvalso della collaborazione tra il dicastero delle Antichità egiziano e l’Università di Minya. In seguito all’annuncio del ritrovamento delle 40 mummie ancora in un ottimo stato di conservazione, il ministro Khaled El-Enany ha aggiunto che prossimamente verrà data notizia di ulteriori scoperte in Egitto.

Soddisfatta ed entusiasta la ministra del Turismo, Rania al Mashat, la quale ha sottolineato la bontà della cooperazione tra il suo dicastero e quello delle Antichità, che risulterà prezioso e decisivo in vista della prossima apertura del Grande museo egiziano che dovrebbe avvenire il prossimo anno.

National Geographic ha spiegato che il sito archeologico in cui sono state scavate le 40 mummie si dipana attraverso numerose camere scavate nella roccia, alle quali si affiancano almeno cinque pozzi funerari. Il direttore degli scavi, Wagdi Ramadan, ha dichiarato che, tenendo conto dei primi esami effettuati sugli oggetti rinvenuti e delle prime letture delle iscrizioni in geroglifico, demotico, greco e copto, si ritiene che queste tombe siano state utilizzate per un arco di tempo piuttosto ampio che abbraccia l’Epoca Tarda (664-332 a.C.) e il periodo bizantino (IV-VII secolo). Tutto ciò spiegherebbe perché, nel dettaglio, i corpi presentano differenti stati di conservazione e soprattutto varie tecniche di inumazione. Ad esempio, alcuni sono stati ritrovati in sarcofagi realizzati in pietra calcarea, mentre altri in sepolcri in legno o terracotta, per non parlare dei defunti semplicemente posti sul pavimento o inseriti in alcune nicchie scavate nelle pareti della struttura.

Patrizia Gallina