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Elezioni Abruzzo, netta affermazione del centrodestra con Marsilio: vola la Lega

L’esito delle elezioni regionali in Abruzzo non lascia adito ad interpretazioni: il centrodestra ha vinto nettamente con il suo candidato Marco Marsilio che, grazie ad una percentuale del 48% dei voti, è il nuovo governatore. Ad una certa distanza si è piazzato Giovanni Legnini del centrosinistra con il 31,3% delle preferenze, mentre la grande delusione riguarda soprattutto il M5S che ha ottenuto solo il 20,2% con Sara Marcozzi. Un dato significativo se si pensa che solo un anno fa, durante le politiche, i pentastellati avevano raggiunto il 40% dei consensi.

Marsilio, già nel corso della nottata, forte del suo risultato schiacciante, dopo essersi abbracciato con Giorgia Meloni – essendo esponente di Fratelli d’Italia – ha esternato la sua soddisfazione, sottolineando l’importanza della coalizione che è stata in grado di dar vita ad un team che ora si adopererà per garantire “un futuro agli abruzzesi”. Il primo impegno del neo-presidente della Regione Abruzzo sarà indubbiamente rivolto alla ricostruzione, rimasta ferma per troppi anni, circostanza che il senatore ha definito “una vergogna che dobbiamo cancellare”, ribadendo ancora una volta che il suo intento è quello di fare in modo che i cittadini possano recuperare le proprie abitazioni.

L’esito della chiamata alle urne in Abruzzo è stato il primo importante banco di prova per il governo Lega-M5S. La tornata elettorale ha rafforzato indubbiamente la Lega di Salvini che si è presentata insieme agli storici alleati di centrodestra (Forza Italia e Fratelli d’Italia), mentre i grillini hanno dovuto fare i conti con una vera e propria debacle. Tornando allo schieramento “azzurro”, c’è da rimarcare che anche stavolta il Carroccio è risultato asse portante dell’intera coalizione, avendo ottenuto il 27,5% dei voti, diventando primo partito nella regione. Rispetto allo scorso anno, il centrodestra è salito del 15%, e con il successo di queste ore è arrivato a gestire sette regioni lungo la penisola (Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Abruzzo e Molise).

Passando al primo degli sconfitti, il risultato di Legnini in Abruzzo non è stato troppo negativo. Candidatosi con una lista civica affiancata dal Partito Democratico, l’avvocato di Chieti ha affermato che, nonostante i sondaggi lo dessero al terzo posto, invece è giunta una seconda posizione piuttosto netta. Questo risultato, a suo parere, dimostra come il centrosinistra debba puntare a riaprirsi ad una partecipazione popolare, seguendo anche un modello di coalizione “aperto e largo” proprio com’è avvenuto nella regione abruzzese. Tuttavia, guardando ai singoli partiti, per il PD c’è poco da sorridere, essendosi fermato all’11,1%, ampiamente alle spalle di Lega e M5S.

A proposito dei pentastellati, Sara Marcozzi dal suo comitato elettorale ha parlato di “sconfitta della democrazia”, riferendosi alla presenza di ben otto liste nate a poche settimane dalla tornata elettorale in Abruzzo. La candidata del Movimento 5 Stelle ha sottolineato la sconfitta fatta segnare da Partito Democratico e Forza Italia che, a suo parere: “Dovrebbero farsi un esame di coscienza”. Invece, in merito alle preferenze ottenute dai grillini, la Marcozzi ha preso come punto di riferimento le regionali del 2014, dicendo che si tratta dello stesso esito. Proseguendo nelle sue affermazioni, si è detta sorpresa del fatto che i cittadini abruzzesi abbiano scelto un governatore che non è neanche del territorio (Marco Marsilio è di Roma, ndr), ricordando allo stesso tempo di essersi impegnata alacremente per portare avanti dei temi e non per fare della mera propaganda.

Guardando a quanto accaduto circa un anno fa, durante le elezioni politiche, non si può non notare la differenza tra il 20% e il 39,8% di allora fatto segnare dal M5S. Il centrodestra riuscì a superare di poco il 35%, ma i rapporti di forza risultarono più equilibrati di oggi, con Forza Italia al 14,4%, Lega al 13,8% e Fratelli d’Italia al 5%. Ha fatto meglio il centrosinistra, passato dal precedente 17,6% all’attuale 30%, ma è innegabile che il PD abbia perso ulteriormente consensi rispetto al 13,8% del 2018.

Patrizia Gallina