Erodoto di Alicarnasso è stato definito da Cicerone il “Padre della Storia”. In effetti, la descrizione data dal celebre oratore dell’antichità romana risulta ancora oggi quantomai efficace e realistica, soprattutto in seguito alla scoperta fatta dagli studiosi dell’Università di Oxford che hanno portato alla luce una “baris”, ovvero una delle navi dell’Antico Egitto descritte con cura e minuziosi dettagli dallo storico greco.
Era il V secolo a.C. quando le numerose truppe persiane di Dario I cercarono di andare alla conquista della Grecia, imbattendosi nell’eroica contrapposizione dei generali Milziade, Leonida e Temistocle. Sempre in quel periodo emerse Pericle che introdusse la Democrazia ad Atene, mentre Fidia fu nominato come supervisore dell’ambizioso progetto che avrebbe portato all’edificazione dello splendido Partenone. Tutti questi avvenimenti vennero raccolti e narrati da Erodoto di Alicarnasso nelle sue “Storie” che, di lì a poco, sarebbero diventate una preziosa testimonianza di un passato quantomai fondamentale per la storia dell’umanità.
Proprio Erodoto, in età giovanile, si era recato in Egitto, dove si era fermato per circa quattro mesi. Durante la sua permanenza, lo storico era rimasto colpito e affascinato dalle “baris”, ovvero delle particolari imbarcazioni utilizzate dagli egiziani, che aveva deciso di riportare e di descrivere nei minimi particolari. Nel corso del tempo, la testimonianza dell’erudito greco ha alimentato il dibattito tra gli storici e archeologi che, pur confidando nell’attendibilità delle parole dell’intellettuale, non erano mai riusciti a trovare riscontri concreti a quanto descritto nei suoi testi.
Adesso, però, la situazione è completamente cambiata, giacché di recente gli esperti dell’Università di Oxford, grazie ad una ricerca archeologica sono riusciti a individuare il relitto di un’antica nave a pochi passi da Heracleion, nei pressi del Cairo, che oggi risulta completamente sommersa dal mare, ma che all’epoca di Erodoto era uno dei principali porti dell’Egitto. Incredibilmente l’imbarcazione risulta intatta al 70%, e ciò ha permesso agli studiosi di poter comparare con maggior precisione la sua conformazione alla descrizione dello storico greco, rendendosi conto che quest’ultimo ha effettivamente lasciato ai posteri una testimonianza non solo autentica, ma anche precisa e puntuale delle “baris”.
Alexander Belov, nel suo ultimo libro “Ship 17: a Late Period Egyptian ship from Thonis-Heracleion”, ha rivelato che quanto scritto da Erodoto è così vicino alla realtà che ad oggi è lecito pensare che non solo lo storico abbia assistito di persona alla costruzione del natante, ma che il cantiere presso il quale si sia recato per seguirne le varie fasi di lavorazione si trovasse proprio laddove di recente è stata rinvenuta l’antica nave.
Nel suo testo, lo storico greco afferma che le imbarcazioni egiziane dedicate al trasporto delle merci vengono costruite con del legno d’acacia tagliato in vari pezzi della grandezza di “circa due braccia” che poi vengono assemblati “come mattoni”. Non vi è alcun ricorso a delle tavole laterali, mentre le “commessure interne” vengono trattate con del papiro e la nave è formata da un solo timone. Inoltre spiega anche come navigano lungo il fiume, svelando che quando devono risalirlo possono farlo solo se c’è abbastanza vento, mentre quando si tratta di effettuare il tragitto in discesa, viene adoperata una tavola in tamarisco, costituita da una “stuoia in canne” e da una grosso masso forato. La struttura viene gettata e legata ad una fune nella parte anteriore del battello, mentre a quella posteriore viene legata la pietra. A questo punto, grazie alla corrente, il graticcio comincia a spostarsi velocemente lungo il fiume, trasportando con sé l’imbarcazione, con la pietra che fa da contrappeso per fare in modo che la “baris” non oscilli pericolosamente in acqua.
A conclusione della sua testimonianza, Erodoto di Alicarnasso scrive: “Gli egiziani hanno una grande quantità di questi battelli, di cui alcuni trasportano molte migliaia di talenti di carico”. Ed oggi, grazie alla ricerca archeologica, abbiamo la prova tangibile che tutto ciò corrisponde a verità.
Patrizia Gallina