VNews24

Coronavirus, India: quasi 3000 morti al giorno e corpi cremati per strada

Sono 350.000 i contagi e 2800 le vittime da Coronavirus, in India, nelle ultime 24 ore.
A New Delhi la situazione fa rabbrividire.
È il nostro Olocausto” denuncia la commentatrice Rini Khanna.
Circolano immagini di parenti delle vittime svenuti o straziati, con le mani sul viso.
I letti negli ospedali sono esauriti da giorni, e per questo motivo molti non chiedono nemmeno più soccorso.
Ma il punto fondamentale è questo: manca l’ossigeno.

Dopo quasi 5 giorni in cui si registrano 350mila casi al giorno il sistema sanitario indiano è al collasso.
Il Governo ha suggerito di indossare la mascherina anche in casa, mentre qualche settimana fa alcuni politici non la mettevano nemmeno nei loro comizi ascoltati da migliaia di persone.
Molti hanno sospeso le proprie vite per dare una mano a chi ne bisogno, come le strutture sanitarie o come coordinatori di aiuti e sostegni agli amici all’estero.
La confusione è tale da non riuscire a far reperire nemmeno le medicine ai più abbienti.

Coronavirus, India: i treni dell’ossigeno

Tra le tante cose che vengono rimproverate al Governo, l’aver promosso pellegrinaggi e manifestazioni di massa, i ritardi nella campagna vaccinale e aver negato la crisi fino all’ultimo.
Solo ieri le ferrovie indiane hanno lanciato degli Oxygen Express per consegnare i cilindri con l’ossigeno negli ospedali.
Dopo l’aiuto offerto dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, e della Cancelliera tedesca, Angela Merkel, è arrivata anche la telefonata del Presidente americano, Joe Biden.
Mano tesa anche dal nemico per eccellenza, il Pakistan.

Critiche e censure

I social sono inondati da appelli per ossigeno e medicinali, insieme ai video strazianti di pazienti malati sdraiati per strada.
Il Premier Modi, attaccato per la gestione della pandemia, ha ordinato ai social media di oscurare i post critici, definendoli un “tentativo di creare il panico“.
Alla sofferenza si aggiungono le critiche, la rabbia e l’indignazione.
Per lui è più facile rimuovere i tweet che assicurare i rifornimenti di ossigeno“, polemizza Aftab Alam, Professore di Scienze Politiche all’Università di Delhi.