E’ morto Gioele Petza. Il bambino di 7 anni di Cernusco Lombardone che giovedì scorso a Merate è rimasto coinvolto in un incidente stradale insieme alla mamma di 38 anni e alla sorella di 12.
Gioele era stato ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale di Bergamo.
I medici hanno tentato per cinque giorni di salvarlo, anche con una delicata operazione alla testa. Meno gravi le condizioni della madre e della figlia.
“Gioele è volato in cielo“, ha scritto il papà. I genitori hanno acconsentito a spegnere i macchinari respiratori a cui era collegato quando è stato chiaro che la situazione era irreversibile.
La procura di Lecco ha aperto un’inchiesta e sono ancora in corso indagini per accertare l’esatta dinamica dell’incidente.
Gioele: si aggrava la posizione dell’investitore
Si aggrava ora la posizione dell’automobilista alla guida della Fiat Punto che li ha investiti. L’uomo, 38 anni, origini pakistane, casa a Carnate, dovrà rispondere dell’accusa di omicidio stradale.
Gli agenti della polizia locale che hanno condotto le indagini non sembrano avere dubbi: è stato lui a sbandare e a travolgere la mamma e i due bambini.
La sua versione è risultata lacunosa e poco credibile, gli accertamenti hanno fatto il resto. “Non sono stato io, un’auto scura mi ha speronato. Poi non ho visto più nulla, mi sono fermato, sono tornato indietro: solo allora mi sono accorto che tre persone erano rimaste ferite”, ha raccontato a vigili e carabinieri, e anche al padre del bambino giunto poco dopo sul luogo dell’incidente.
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La comunità si stringe intorno alla famiglia
Per giorni la comunità si è stretta a papà Massimiliano, mamma Jenny e alla sorellina Giorgia. Gioele è stato ricoverato all’ospedale di Bergamo ma non ha mai ripreso conoscenza dopo essere stato investito mentre camminava con il suo zaino sulle spalle.
“Abbiamo creduto fino alla fine che Gioele potesse riaprire gli occhi, tornare da noi. Una tragedia assurda“.
Giovanna De Capitani, sindaco di Cernusco Lombardone, è affranta.
Il resto è il ricordo di un bambino vivace e felice.
Sorride negli scatti mentre costruisce un castello di sabbia o abbraccia il suo cagnolino. Forse hanno pensato proprio a quel sorriso i genitori quando, persa ogni speranza, hanno acconsentito alla donazione degli organi.