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Achille Lollo, è morto l’assassino dei fratelli Mattei nel rogo di Primavalle

Achille Lollo, morte dell'assassino dei fratelli Mattei

Achille Lollo, 70enne e unico a scontare anni di prigione per il rogo di Primavalle, è morto nella giornata odierna presso l’ospedale di Bracciano dove si trovava ricoverato. Egli viene ricordato per uno spiacevole evento che ha coinvolto varie vittime. Secondo i fatti riportati dai media dell’epoca, nella notte del 16 aprile 1973 fu versato del liquido altamente infiammabile sul pianerottolo di fronte all’appartamento del segretario della sezione del Movimento Sociale Italiano del quartiere Primavalle (Mario Mattei).

Divampato l’incendio, soltanto due componenti della famiglia riuscirono a salvarsi. Purtroppo le fiamme portarono alla totale distruzione dell’edificio e alla morte dei figli di Mattei, Virgilio e Stefano.  Questi ultimi (rispettivamente 22 e 8 anni) morirono carbonizzati. A seguire, tutti i dettagli sull’evento.

Achille Lollo e l’incendio a Primavalle: cosa successe?

A causa di tale vicenda, Achille Lollo fu incriminato e condannato, in via definitiva, a scontare 18 anni di carcere. Tra gli indagati l’ex militante di Potere Operaio, Marino Clavo e Manlio Grillo. Lollo, ad ogni modo, fu l’unico a scontare le pene in galere. Grillo fuggì in America Latina e di Clavo non si ebbe più alcuna traccia. L’estinzione della pena per il trio, arrivò solo il 12 ottobre del 2003.

Soltanto nel 2005, Lollo dichiarò di aver ricevuto aiuto da altri due complici, ma a causa della sparizione improvvisa dei due, gli inquirenti dovettero procedere all’archiviazione del caso. Nonostante ciò egli chiamò in causa altre tre persone: Paolo Gaeta, Diana Perrone e Elisabetta Lecco. Grillo smentì questa affermazione. La Procura ottenne l’archiviazione del fascicolo processuale a causa della scadenza dei due anni per lo svolgimento dei dovuti accertamenti nei confronti di ogni singolo indagato. Al contempo, gli inquirenti decisero di aprire un nuovo fascicolo per indagare sulla complicità di Gaeta, Perrone e Lecco. Sfortunatamente, però, il caso presenta ancora molteplici punti da chiarire.
 
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