VNews24

Omicidio Laura Ziliani: arrestate le figlie di 26 e 19 anni

Svolta nel caso dell’omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa il cui corpo è stato ritrovato a Temù, dopo un’iniziale ricerca di persona scomparsa. I carabinieri del Comando Provinciale di Brescia hanno arrestato questa mattina le figlie della donna: Silvia Zani, 26 anni e Paola Zani, 19. Insieme a loro è stato arrestato il fidanzato di Silvia, Mirto Milani, studente universitario 27enne che sembrerebbe coinvolto nella vicenda. Secondo la ricostruzione, i tre avrebbero commesso l’omicidio di Laura Ziliani la sera del 7 maggio, un giorno prima rispetto alla denuncia di scomparsa depositata dalle stesse figlie. Sembra che non si sia trattato del primo tentativo di omicidio. Ad aprile, secondo quanto si legge nell’ordinanza, avevano provato ad avvelenare la madre con un tisana. 

Omicidio Laura Ziliani: la ricostruzione

Secondo la Procura Lara Ziliani sarebbe stata uccisa la sera del 7 maggio. Le figlie, con la complicità del fidanzato di una delle due, avrebbero prima drogato e poi assassinato la donna. Dopodiché, ne avrebbero occultato il cadavere, ritrovato solamente tre mesi dopo lungo una pista di ciclabile di Temù. Uno dei primi elementi che hanno insospettito gli investigatori è la denuncia fatta l’8 maggio alle 12: le sorelle si sono recate in questura per segnalare la scomparsa della mamma, uscita alle 7 della mattina stessa. Troppo presto per tanto allarme, secondo gli inquirenti. Nei giorni successivi le ragazze hanno contattato anche il programma Chi l’ha Visto? e, in lacrime, hanno chiesto l’aiuto di eventuali persone informate sui fatti. 

Nel corso delle ricerche diversi altri elementi hanno insospettito gli inquirenti. Continue incongruenze che hanno portato a iscrivere i tre nel registro degli indagati, fino all’arresto avvenuto questa mattina.

Il movente

Come riportato dal Corriere della Sera, il movente dell’omicidio sarebbe di carattere economico. «I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici». L’accusa, dunque, è di omicidio volontario aggravato dalla relazione di parentela con la vittima e occultamento di cadavere.