A partire da oggi, 10 gennaio, gli studenti italiani rientrano a scuola dopo le festività natalizie.
Nonostante le preoccupazioni, il Governo Draghi ha deciso di aprire gli istituti.
Medici, esponenti delle Regioni e presidi hanno avanzato numerose richieste per prevedere la didattica a distanza invece che la presenza in classe.
Ora sorge anche il problema della privacy sullo stato vaccinale degli studenti.
Scuola: il disaccordo delle Regioni
Da nord a sud, sindaci e presidenti di Regione hanno deciso di rinviare il rientro in classe.
In Sicilia rinviata di tre giorni la riapertura delle scuole per verificare gli aspetti organizzativi.
Con un’ordinanza il governatore della Campania De Luca ha disposto la sospensione dell’attività didattica in presenza fino al 29 gennaio per le scuole dell’infanzia, elementari e medie. “Scelta sbagliata e illegittima. I nostri tecnici stanno trovando il modo di impugnare questa norma“, ha commentato il Ministro Bianchi.
Michele Emiliano, governatore della Puglia, su Facebook ha scritto: “Le Regioni hanno, invano, richiesto un posticipo della riapertura per avere il tempo di completare le vaccinazioni degli studenti e in particolare quelle dei più piccoli, ma il governo sul punto è stato irremovibile. Le vostre preoccupazioni sulla riapertura della scuola sono anche le mie e quelle dei presidenti delle Regioni italiane“.
Il Presidente della Liguria, Giovanni Toti, ha detto: “Sono sicuro che domani ma anche nelle prossime settimane ci sarà confusione. Tenere tutto aperto ma chiudere le scuole sarebbe non solo un brutto segnale ma sarebbe anche poco utile“.
Le parole del Ministro dell’Istruzione Bianchi
Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha sottolineato: “Abbiamo affermato il principio importante di avere una scuola in presenza, ma abbiamo regolato anche la possibilità, per casi specifici e mirati, di un uso della didattica a distanza, per un tempo limitato. Non solo abbiamo confermato il principio base della scuola in presenza, ma abbiamo regolato una situazione che poteva essere fuori controllo, quello di un uso diffuso e senza regole della formazione a distanza“.
Il decreto “è un provvedimento equilibrato e ispirato al buon senso. Il contagio non è avvenuto nelle scuole, l’aumento dei casi si è registrato quando la scuola era chiusa. Insistere sulla presenza è una misura sanitaria importante che permette ai ragazzi di essere in una situazione controllata“, ha concluso.