Messina – Il Giornale del Corriere ha lanciato un’altra delle sue bufale che come sempre ha fatto il giro del web in brevissimo tempo. La bufala in questione riguarda una multa salata imposta a tre ragazze in vacanza in un villaggio turistico in quel di Taormina che avrebbero osato indossare il bikini in una spiaggia in cui erano presenti dei musulmani. Sul sito del Giornale del Corriere si legge: “Un Giudice di pace di Messina ha condannato tre ragazze al pagamento di un’ammenda penale di 2.582 € a testa per aver indossato il bikini in una spiaggia privata di pertinenza di un noto villaggio turistico di Taormina, frequentato da alcune famiglie islamiche in vacanza e originarie dell’Arabia Saudita“.
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Ad avvalorare la tesi della condanna imposta alle tre ragazze, il Giornale del Corriere ha citato gli articoli 725 e 726 del Codice Penale. Tutto ciò avvalora solamente che l’articolo scritto dal giornale satirico non ha nulla di reale. L’articolo 725 del Codice Penale riguarda il commercio di scritti, disegni o altri oggetti contrari alla decenza pubblica. Ora, o le ragazze in bikini erano dei cartonati o questo articolo non può essere preso in considerazione per questo tipo di reato. Stessa cosa vale per l’articolo 726 che riguarda sì gli atti contrari alla pubblica decenza, ma si riferisce nello specifico al turpiloquio. Quindi le tre ragazze in bikini avrebbero dovuto insultare (almeno) i musulmani per poter essere condannate secondo questo articolo.
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Inoltre la condanna a euro 2.582 sarebbe avvenuta ai sensi dell’art. 15, L. 24 novembre 1999, n. 468 e dell’art. 4, D Lgs. 28 agosto 2000, n 274 (Gazz. Uff. 6 ottobre 2000, n.234, S.O.). Questa è una parte del codice penale che si riferisce all’articolo 595, ovvero alla diffamazione, che non ha nulla a che vedere con il reato imputato alle tre ragazze. Ma poi pensateci, per quale motivo tre normali ragazze in bikini su una spiaggia italiana avrebbero dovuto essere condannate per oltraggio alla pubblica decenza? Solo perchè erano presenti dei musulmani? Siamo in Italia, non in Egitto. Se questa condanna fosse vera, ogni ragazza in bikini su una spiaggia nostrana correrebbe lo stesso “rischio”. Ci sembra che questo tipo di bufala serva solo a cavalcare l’onda dilagante del razzismo contro i musulmani e a incrementare lo spauracchio relativo a una cultura diversa dalla nostra.
Fonte bufala: Corriere del Mattino