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Coppa Italia: vince il Napoli, perdono tutti

Coppa Italia – Ore 0.02: Marek Hamsik, capitano del Napoli, alza al cielo la quinta Coppa Italia nella storia del club partenopeo. Unico sorriso ed unica nota di gioia in una serata in cui la partita di calcio non può che passare in secondo piano. Una serata da ripercorrere rigorosamente passo dopo passo. Poco dopo le ore 18.00, tre tifosi napoletani sono stati feriti e portati urgentemente all’ospedale Villa San Pietro. La situazione più critica è quella di Ciro Esposito, colpito al petto da un proiettile e ora in prognosi riservata al policlinico Gemelli, dopo essere stato ricoverato d’urgenza. Meno gravi le condizioni di Alfredo Esposito e Gennaro Fioretti, feriti da un’arma da fuoco rispettivamente ad una mano e ad un braccio. La questura precisa: “Gli episodi non sembrerebbero essere dovuti a scontri tra tifosi, ma a cause occasionali. A sparare è stata una sola persona e per motivi che nulla hanno a che fare con le tifoserie”.

SUGLI SPALTI La notizia rimbalza all’Olimpico e sale subito la tensione. I tifosi partenopei ritirano tutte le loro bandiere e chiedono di non far giocare la partita. Prima Marek Hamsik, poi le forze dell’ordine si recano sotto alla curva napoletana per parlare con i tifosi e calmare la situazione. E’ emblematico il dialogo tra il capitano azzurro ed il boss della curva, Genny ‘a carogna, che indossa una maglietta con la scritta “Speziale libero”. Per dovere di cronaca, Antonino Speziale è un’ultras condannato ad otto di reclusione per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore di polizia Filippo Raciti. E’ proprio Genny ‘a carogna ad “autorizzare” lo svolgimento della gara. I tifosi napoletani lanciano fumogeni e bombe carta: gli steward e le forze dell’ordine che hanno accompagnato Marek Hamsik sotto la curva sono costretti a scappare. Tra di loro, un vigile del fuoco è stato colpito da un petardo ed è crollato a terra stordito.

IN CAMPO La partita inizia con 45’ di ritardo, ma ormai è solo il contorno di una serata che passerà alla storia per l’ennesima violenza del calcio italiano. L’atmosfera è surreale, il silenzio delle due tifoserie fa più rumore di un qualsiasi coro da stadio. Per non farsi mancare nulla, sia la curva napoletana che quella fiorentina fischiano l’inno d’Italia cantato da Alessandra Amoroso. In questo clima, i 22 giocatori in campo cercano di concentrarsi sulla finale di Coppa Italia, che rappresenta il loro ultimo obiettivo stagionale, dopo aver conquistato l’accesso alle prossime competizioni europee. Sblocca il match all’11’ Lorenzo Insigne: dall’angolo sinistro dell’area di rigore fiorentina allarga il piattone e lascia partire un destro imprendibile per il portiere viola Neto, una pennellata precisa che batte sul palo più lontano ed entra in rete. Sempre Lorenzo Insigne raddoppia al 17’, dopo l’azione personale sulla fascia di uno scatenato Higuain. La Fiorentina non ci sta ed al 27’ accorcia le distanze con un sinistro potente di Vargas dal limite dell’area di rigore. Nel secondo tempo, viene espulso Inler, che abbandona il Napoli sul risultato di 2-1. Nell’assalto finale della Fiorentina, alla disperata ricerca del pareggio, Ilicic si mangia un gol già fatto solo davanti al portiere. Nel recupero Mertens mette il suo sigillo sulla partita per il 3-1 finale. Il Napoli solleva la Coppa, primo trofeo per la squadra di Rafa Benitez, il secondo del presidente De Laurentiis dopo la Coppa Italia del 2012. Ma per il resto non c’è nulla da festeggiare: in un calcio ostaggio degli ultras sugli spalti c’è posto solo per violenza e tensione. Una sconfitta (l’ennesima) del calcio italiano, una sconfitta di tutti.

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