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Alcolismo, nuova terapia nella realtà virtuale: lo studio

Curare una dipendenza difficile e grave come l’alcolismo attraverso la realtà virtuale: la notizia arriva dalla rivista “Journal of Studies on Alcohol and Drugs“, dove è stato pubblicato un esperimento ideato e realizzato nella Corea del Sud dal Dipartimento di Psichiatria del Chung-Ang University Hospital. I soggetti partecipanti (chiaramente affetti da alcolismo patologico) sono stati innanzitutto sottoposti ad una prima fase di disintossicazione, in seguito sono stati raccolti i dati di Pet e Tac di ciascun soggetto, in modo da conoscere le informazioni circa il metabolismo del loro cervello. In seguito, è stato inserita nella terapia la realtà virtuale, per una fase durata meno di un mese e mezzo.

Quindi, essi sono stati introdotti virtualmente in un ambiente controllato, nel quale si interfacciavano con tre tipi di scene: quelle che ispiravano in loro tranquillità, quelle che contenevano fattori di rischio (altre persone che bevevano) e quelle in cui il computer simulava gli effetti di una sbronza, ovvero scene con la stessa percezione sensoriale distorta di chi ha bevuto troppo. Le reazioni avute dagli alcolisti sono state interpretate insieme con i dati raccolti dai loro esami di neuroimaging: il metabolismo accelerato nel sistema limbico rispetto a quello di soggetti privi di alcolismo aveva già dimostrato in precedenza che essi sono normalmente molto più suscettibili agli effetti di certi stimoli, come l’alcol. Ebbene, dopo la terapia con la realtà virtuale tali valori di metabolismo si sono attenuati ed anche a livello sintomatologico i soggetti hanno dichiarato di avvertire un minore senso di desiderio della sostanza.

Gli esiti rincuoranti di questo nuovo metodo non devono trarre in inganno: anzitutto, si tratta di una terapia “su misura“, perché a seconda del metabolismo di ciascun alcolista e dell’entità della sua dipendenza le sedute vanno modulate di volta in volta. Inoltre, la generalizzabilità della ricerca, e quindi la sua rilevanza rispetto ai miliardi di abitanti del mondo, non è esattamente a favore dei risultati: lo studio è stato effettuato su soltanto 12 soggetti, i sui risultati però sono stati così positivi da far sperare in uno sviluppo sempre maggiore di questo sistema. Magari, in un futuro non troppo lontano, questa potrebbe essere la più diffusa terapia contro alcolismo e dipendenze del genere, che hanno quasi sempre come matrice comune i meccanismi innescati da paure, ansie di tipo sociale e quanto citato nelle fasi di sperimentazione.