VNews24

Povera Parigi, dilaniata dall’Isis ed offesa dal popolo dei selfie

Si tende a pensare che nei momenti bui del genere umano tutte le persone riescano ad unirsi, raccogliersi in preghiera, restare in silenzio e pensare a quale livello di barbara crudeltà sia in grado di arrivare l’uomo. Ciò che sta accadendo in questi giorni nel Mondo, dalla Francia alla Siria (perché anche li ci sono vittime innocenti, non dimentichiamolo) ha sconvolto tutti ed ogni qualvolta vengono mostrate in televisione le fotografie delle vittime degli attentati del 13 novembre viene su la pelle d’oca. Il male fa male ma, purtroppo, fa anche “scena”. Il male come scenografia di banali selfie,di video “autocelebrativi” su Periscope… è possibile? Pare proprio di si.

Carlos Herrera, giornalista spagnolo, ha pensato di scegliere l’esterno del Bataclan per il suo macabro selfie a Parigi, l’autoscatto è stato postato sul social network Twitter scatenando un’ondata d’indignazione ma anche scatenando la fantasia di molti internauti che al gesto idiota e vanesio di Herrera hanno dedicato numerosi memes. Ma c’è poco da ridere: il luogo dove parenti, amici, cittadini qualunque si recano a portare fiori e candele non può tramutarsi in uno sfondo choc per un selfie al fine di tirare sui social quanti più “like” possibile.

Parigi, il Bataclan, la Sorbonne non sono scenari dedicati al popolo sempre più nutrito di vanitosi affamati di “cuoricini” su Instagram. Questo dilagante narcisismo del genere umano già insopportabile di per se (basti pensare ai vari post “coffee time”, “pisolino time”, “passeggiata time” onnipresenti sui social network) diviene ancora più fastidioso quando gli scenari di questi selfie sono le scene del crimine.

Quando la piccola Sarah Scazzi venne assassinata, Avetrana si trasformò da paese tranquillo e semisconosciuto della Puglia a scena del crimine -scenografia per selfie. Un agghiacciante turismo dell’orrore che si è perpetrato e continuerà a perpetuarsi perché va di pari passo con il narcisismo e l’idiozia umana. E cosa dire dei selfie e dei video post-disastro?

I commercianti liguri devastati dai danni dell’alluvione  in seguito al “fenomeno” dettato dai social hanno espressamente dichiarato: “I molti che vengono solo per avere un macabro souvenir, per favore posino smartphone, tablet e fotocamere. Imbraccino la pala e vengano ad aiutarci a spalare!“. E così anche quando accadde la catastrofe della Costa Concordia, per non parlare di chi si fotografa, giusto per pura vanità, nei pressi di Ground Zero, a New York.

“Io c’ero” che conta più di “Qui è successo qualcosa di tremendo”, il presenzialismo sfacciato ed ostinato che manca di rispetto al dolore dei parenti delle vittime. Mario Balotelli nel suo video-selfie appare (è questa la parola chiave: apparire) affranto e commenta quanto accaduto a Parigi: “Ma perché non siamo tutti una famiglia? Perché non c’è pace in questa terra?”. La scelta delle parole migliori, le più struggenti, le più ovvie e straccia cuore possibile. La scelta del luogo migliore, sfondo con cadavere oppure con auto capovolta o cosa dire del campo di concentramento di Auschwitz, e poi la posa, la luce, il filtro….zac, selfie fatto! Ora tutto il Mondo saprà che “io c’ero”. Conta solo questo, ormai.