L’anno scorso lo stesso tipo di cancro era già stato analizzato in modo specifico dai ricercatori della Washington University di Saint Louis insieme ad alcuni scienziati dell’University of Oklahoma; anch’essi avevano creato dei vaccini anti-tumorali e li avevano testati su tre pazienti basandosi su determinate mutazioni genetiche di ogni singolo ammalato.
Il cordinatore dell’attuale ricerca, Ugur Sahin, ha spiegato: “Il nostro studio introduce una nuova classe di vaccini in grado di “risvegliare” il sistema immunitario in presenza di diversi tipi di tumore. E’ un passo importante che porterà a terapie sempre più personalizzate.”
Gli scienziati tedeschi hanno, quindi, provato i vaccini anti-tumorali su dei topolini; il loro sistema immunitario ha prodotto velocemente una fortissima risposta al tumore già a basse dosi. Oggi, grazie alle nuove tecniche che permettono di isolare il DNA, identificare i diversi geni e di conoscere al meglio l’Rna, è possibile sintetizzare il nanosferule. Quest’ultimo, formato da liposomi o da polimeri biodegradabili, ha la capacità di contenere il cuore dell’Rna che, a sua volta, riuscirebbe ad attivare le cellule del sistema immunitario e, di conseguenza, eliminare il tumore.
Il nanosferule, infatti, può contenere parti del nostro codice genetico che, “confondendo” a fin di bene il nostro organismo, lo farebbe agire sul sistema immunitario. Quello che farebbero i vaccini, quindi, è di stimolare le nostre difese immunitarie.
Michele Maio, direttore del reparto di Immunoterapia oncologica dell‘Ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena, ha così commentato la sperimentazione avviata in Germania: “Da più di un decennio i ricercatori tentano di potenziare il sistema immunitario contro il cancro con l’aiuto di un vaccino a base di Dna o di Rna. Questo studio è un passo avanti, ma va detto che è stato identificato un “vaccino” che funziona su tutti i tipi di tumore.”
Umberto Veronesi, numero uno dell’oncologia, ha affermato: “Che questo sia l’inizio di un filone che porterà grandi progressi è fuori di dubbio. Tuttavia, affermare che abbiamo un vaccino anti-cancro mi sembra azzardato. Detto questo, non siamo di fronte a un’ ipotesi improbabile. È uno studio importante e serio, con basi scientifiche rigorose”.
Per completare i test ci vorranno almeno 5 anni di ulteriore sperimentazione; è infatti questo il tempo necessario per verificare se il tumore si ripresenta oppure no. Risultati come questi, comunque, fanno sperare sul fatto che la scienza continuerà a fare passi da gigante, soprattutto per quanto riguarda l’immunoterapia oncologica.