“E’ un buon periodo per essere un panda” afferma una soddisfatta Ginette Hemley, vice presidentessa del WWF. Dalla categoria «endangered» il simpatico animale balza infatti in avanti a quella dei vulnerabili. Ma l’elenco degli animali in pericolo è ancora lungo. E se “è un buon periodo per essere un panda”, non lo è altrettanto per appartenere ad altre 23.928 specie. Oscuro il destino delle grandi scimmie: il gorilla orientale, annientato dal bracconaggio, si è unito ad orangutan e gorilla occidentale nella lista «critically endangered». Nessun miglioramento per scimpanzé e bonobo. La colpa? Come di consuetudine, è dell’uomo.
La mancata tutela degli habitat e il bracconaggio, così come l’avanzare del problema inquinamento e l’instabilità di un clima in fermento mettono sempre più a rischio gli abitanti non umani della Terra. “E’ nostra responsabilità migliorare i nostri sforzi per invertire la tendenza e proteggere il futuro del nostro pianeta”. Le parole di Inger Andersen, direttrice generale dell’IUNC, suonano come un monito per il genere umano. E ora che il simbolo del WWF ha vinto la sua prima battaglia, si attendono altre liete notizie. Anche l’antilope tibetana, predata per la sua preziosa pelliccia, sembra essersi ripresa, classificandosi come «prossima alla minaccia». Gli sforzi fatti dovranno essere affiancati da ancor più forti provvedimenti a livello globale. Le minacce per il nostro amico panda non sono finite, avverte l’IUNC. Nei prossimi ottant’anni i cambiamenti climatici potrebbero provocare la diminuzione delle riserve di bamboo.