L’esperimento, unico nel suo genere, ha radici tutte italiane. L’idea di provare a ricostruire la voce della mummia è partita, infatti, da Francesco Avanzini e Rolando Füstös, foniatri dell’Ospedale di Bolzano. “A causa della sua particolare postura è stato molto complicato risalire alla voce di Otzi – ha dichiarato Füstös – tutto quello che c’era è stato schiacciato dal braccio sinistro che ha spostato tutte le strutture del collo. Il problema è stato risolto rimettendo gli organi virtualmente al loro posto, prendendo come modello le tac di pazienti integri e riparametrandole sulle caratteristiche fisiche di Otzi”. Il team di esperti italiano è riuscito nell’impresa e le vocali ottenute hanno un vago accento alto-atesino. “Non siamo sicuri di quale lingua parlasse Otzi – ha concluso Avanzini – probabilmente il retico, vista la provenienza geografica. Diciamo che l’accento scelto è un omaggio alla popolazione locale”.
La mummia del Similaun rappresenta di per sé una scoperta archeologica straordinaria, inserita dall’UNESCO tra i beni dell’umanità. Si tratta del primo corpo risalente a più di 5000 anni fa giunto fino a noi anatomicamente completo e sostanzialmente intatto. Il merito? E’ del ghiaccio, che, grazie alle basse temperature, ha permesso che il corpo di Otzi si mummificasse naturalmente. Ma i primati dell’uomo venuto dal ghiaccio non sono certo finiti: è il primo uomo tatuato di cui si abbia conoscenza (ben 61 sono i tatuaggi che ricoprono la sua pelle) ed è l’estremo rappresentante dell’età del rame. Grazie a lui, è giunta fino a noi una perfetta fotografia del passato: un uomo con uno zaino in spalla, colpito da una freccia di selce e morto mentre cercava di estrarla. Ora, grazie al lavoro degli esperti, la storia di questo viaggiatore del tempo rimarrà scolpita ai posteri anche attraverso la sua voce.