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Prospettive di longevità: dal nematode Caenorabditis elegans la risposta?

La longevità, agognata meta dell’uomo, nonostante i progressi in campo medico abbiano allungato la durata media della vita, almeno nei paesi occidentali, passerà attraverso la ricerca scientifica ed, in particolare,  dal  contributo fondamentale dei risultati degli studi nel campo della biologia molecolare.

Uno studio recente della Western Reserve University condotto su Caenorabditis elegans,  verme cilindrico, appartenete al ramo evolutivo dei Nematodi, avrebbe dimostrato come in questo essere vivente la presenza di una determinata classe di proteine sia in grado di allungare la vita e  migliorarne la qualità della salute; medesimo risultato sarebbe emerso in termine di longevità dai topi, che esprimono le stesse proteine.

Le molecole in questione sono le proteine di Kruppel, fattori di crescita, dotati nella loro composizione in amminoacidi ovvero i costituenti base delle proteine, di una porzione  in grado di legare tramite ioni Zinco specifiche sequenze del Dna, la molecola che regola la vita delle cellule.

Il fattore di crescita avrebbe dimostrato di possedere effetti benefici specie sull’apparato circolatorio, di fatto migliorando la circolazione sanguigna e riducendo il rischio di danni ai tessuti irrorati da vasi sanguigni danneggiati, almeno come risulta dalle evidenze sperimentali sui topi da laboratorio.

Nel Caenorabditis elegans l’effetto di longevità sarebbe emerso dal confronto con individui con bassa concentrazione della proteina di Kruppel, i quali avevano una durata del loro ciclo vitale notevolmente ridotta.

La presenza del fattore di crescita nei Mammiferi come i topi da laboratorio, che, nella scala evolutiva, non sono distanti sotto il profilo genetico dalla specie umana, declina per una possibile esplorazione scientifica degli effetti che potrebbe avere sulla salute, sopratutto nella prospettiva di curare patologie degenerative, che colpiscono i vasi sanguigni.

Lo studio su Caenorabditis avrebbe evidenziato come con l’invecchiamento le cellule dell’organismo proceda con l’accumulo di prodotti tossici, in particolare, proteine anomale; parimenti anche nei topi sarebbero stati riscontrati risultati analoghi.

La speranza è che fattori di crescita come le proteine di Kruppel possano essere un passo ulteriore nella ricerca per dare alla longevità una misura di vita dalla qualità migliore.