Quella di Ponzio Pilato è una figura che, storicamente parlando, è risultata sempre piuttosto controversa agli studiosi. Infatti, se è vero che nei Vangeli si parla ampiamente del prefetto che, dopo essersene lavato le mani e aver chiesto il parere del popolo su chi voler salvare tra Gesù e Barabba ordinò la crocifissione del primo, è pur vero che gli storici hanno sempre preferito muoversi con una certa cautela nell’inquadrare quest’importante personaggio dell’antichità.
Tuttavia, la scoperta annunciata in questi giorni potrebbe contribuire profondamente ad avere delle notizie rilevanti proprio su Ponzio Pilato. Infatti è stato riportato che, a più di cinquant’anni dal suo ritrovamento nell’Herodion, nei pressi di Betlemme, due ricercatori israeliani hanno finalmente decifrato la scritta di un antico anello, sul quale campeggerebbe proprio il nome del prefetto.
Sia i quattro Vangeli che gli Atti degli Apostoli, ma anche gli scritti degli storici Flavio Giuseppe e Tacito sono sulla stessa lunghezza d’onda nell’affermare che Gesù venne condannato alla crocifissione sotto l’amministrazione di Ponzio Pilato in Giudea. Dunque, tenendo conto delle informazioni riportate da costoro, alle quali vanno aggiunte anche quelle di Svetonio, Filone, Eusebio e Dione Cassio, il magistrato avrebbe lavorato in Giudea per un periodo piuttosto lungo, ovvero tra il 26 e il 36 e almeno fino al 37 d.C. Se realmente il suo mandato è stato così duraturo, è lecito pensare che Pilato sia stato piuttosto abile nel gestire le popolazioni affidategli dall’Imperatore Tiberio. Inoltre, prendendo come punto di riferimento i viaggi di San Paolo, si ritiene che la morte di Cristo non sia avvenuta nel periodo conclusivo della gestione del governatore, dunque, come affermato da John P. Meier: “approssimativamente alla fine degli anni Venti o all’inizio degli anni Trenta del I secolo d.C.”.
L’anello studiato dai ricercatori israeliani è stato scoperto nel 1968 all’Herodion dall’archeologo Gideon Forster, durante un’attività di scavo lungo i resti della fortezza che venne eretta su ordine di Erode il Grande nei pressi di Betlemme, ma fino ad ora non era mai stato possibile avere degli indizi concreti sull’identità del proprietario. Oggi, invece, per giungere all’importante scoperta, come ha spiegato l’Israel Exploration Journal, gli studiosi Shua Amurai-Stark e Malcha Hershkovitz, dopo aver catturato delle immagini dettagliate grazie ad un’innovativa macchina fotografica, hanno potuto individuare sul monile l’immagine di una coppa accanto alla quale c’era un’iscrizione recante il nome di Pilato in greco.
L’oggetto non è indubbiamente un gioiello prezioso, trattandosi di un anello in rame-bronzo di modesta fattura, utilizzato quasi certamente come sigillo. Di conseguenza, si ritiene che possa essere realmente appartenuto a Ponzio Pilato che lo avrebbe utilizzato quotidianamente e non per eventi particolari, o al massimo che possa essere stato di proprietà di uno dei suoi più stretti collaboratori. Ad ogni modo, Daniel R. Schwartz, studioso della Hebrew University di Gerusalemme, ha aggiunto un altro importante tassello sul nome scoperto dai colleghi, dichiarando: “Questo nome era raro in Israele in quel periodo. Non conosco nessun altro Pilato di quel tempo e l’anello mostra che si trattava di una persona di rango e benestante”.
Patrizia Gallina