Nuove rivelazioni sul caso della scomparsa di Denise Pipitone.
Finalmente, dopo 17 anni di silenzi, di bugie di omissioni.
Non c’è ancora nulla di chiaro, ma quello che ormai appare sempre più certo è che all’epoca della scomparsa accaddero alcuni fatti che oscurarono ciò che sarebbe dovuto essere chiaro.
Perlomeno questo è quanto afferma Maria Angioni, Pubblico Ministero, che dall’ottobre 2004 al luglio 2005 indagò sul caso di Denise Pipitone.
Il periodo era dei più concitati, visto che la piccola era scomparsa il primo settembre 2004.
Denise Pipitone: troppe stranezze
“Quell’inchiesta era un terreno minato”, racconta oggi Maria Angioni.
“Non si riusciva a fare niente. Ovunque mi girassi incontravo difficoltà.
Come quando venni interrotta da un esponente delle forze dell’ordine mentre stavo interrogando una persona che mi stava dando notizie molto interessanti.
Questo distrusse quella pista. Quella volta mi spaventai davvero.
Purtroppo, era la mia ultima attività inquirente, perché all’indomani lasciai la Procura di Marsala per andare al Tribunale di Cagliari“.
Maria Angioni non le manda a dire.
“Un pm è pagato per sospettare e non per rabbonirsi. Io mi sono trovata di fronte a cose che non andavano bene. Ad esempio il verbale di Claudio Corona, fratello di Anna Corona. Ricordo che lui rispose in modo strafottente e basta. E chi ha preso il verbale non è andato avanti. Diede una risposta tipo. “E che ne so io?”. Da restare a bocca aperta”.
Stranezze che emergono poi anche dalle intercettazioni.
Come quella in cui, sull’affermazione “Purtroppo è morta, è morta” risultante da un’intercettazione, dal verbale emerse che si trattava di una pianta grassa.
“Di fatti strani ne sono capitati davvero tanti, come quando alcune persone intercettate sapevano di essere captate dalle microspie. Una cosa inaccettabile” sottolinea Maria Angioni.
La storia del pozzo
Mercoledì 5 maggio, le forze dell’ordine hanno ispezionato l’abitazione che fu di Anna Corona trovando un pozzo all’interno del garage.
“Anche se non c’era il pozzo di cui si è parlato ieri ricordo perfettamente che l’ispezione fu fatta“, racconta il giudice Angioni.
“Erano appena tre persone, e c’era un criminologo, Vincenzo Savatteri, che è morto qualche anno fa, che avevo nominato io.
Ricordo che andarono a ispezionare tutto il perimetro esterno della casa e gli scantinati oltre al garage. Anche all’epoca avevano la carta catastale alla mano, come ieri. Me lo ricordo perfettamente.
E già all’epoca mi serviva per capire cosa potesse essere accaduto quel giorno“.
La stanza segreta
“Già in quell’occasione – ricorda la ex pm di Marsala – avevamo cercato un pertugio, un falso muro, un vano costruito di recente, una stanza segreta dove potesse essere stata nascosta la bambina, ma non venne trovato niente“.
“Però non ricordavo il pozzo, anche se mi sembra di capire che è nel garage a fianco – prosegue – ed è molto importante che questo pozzo sia stato indicato da una persona che ha fatto una segnalazione. Perché un conto è andare a naso e un altro che una persona
racconti di avere visto dei lavori edili. E’ davvero un ottimo segnale.
Evidentemente, dimostra che le persone sono meno preoccupate e finalmente parlano“.