L’impresa Meta Platforms ha rilasciato un rapporto secondo il quale oltre 50mila utenti del controllato social network Facebook sono stati spiati da alcune società di sorveglianza private, accusate di hacking e altri abusi. Le autorità Usa, infatti, hanno iniziato una campagna contro i fornitori di serivizi di spionaggio digitale, in particolare contro la società di spyware israeliana Nso Grup, inserita nella lista nera all’inizio di dicembre, dopo la scoperta che la sua tecnologia veniva usata contro la società civile. Secondo Reuters Nathaniel Gleicher, capo della politica di sicuerezza Meta, ad essere colpiti erano non solo celebrità e politici, ma anche dirigenti, avvocati, giornalisti e semplici cittadini. Le campagne di spionaggio hanno inoltre coinvolto anche i familiari e gli amici degli obiettivi. L’indagine ha portato alla sospensione di oltre 1500 account falsi, gestiti da sette organizzazioni, su Facebook, Instragram e Whatsapp, utilizzati per prendere di mira oltre persone sparse in oltre 100 Paesi.
Tra le società di sorveglianza responsabili degli attacchi figurano le israeliane Black Cube e Bluehawk, l’indiana BellTroX e l’europea Cytrox, tutte accusate di hacking. Metà, però, non ha fornito i dettagli dell’operazione che ha portato ad identificare le aziende coinvolte. Altre due società – Cognyte e Cobwebs Technologies – sono state inoltre accusate di aver utilizzato profili falsi per indurre alcuni utenti a rivelare dati privati. Nessuno di questi colossi della tecnologia, però, ha smentito o commentato i reati a loro imputati.
Gleicher ha deciso di non rivelare il nome di nessuna delle “vittime”, ma grazie ad un report di Cizitien Lab, pubblicato contemporaneamente a quello di Meta, si è venuti a conoscenza che una delle persone coinvolte è l’esponente dell’opposizione egiziana Ayman Nour. Nour, del resto, aveva già affermato di sentirsi sorvegliato da parte di funzionari locali e ha denunciato il governo egiziano per spionaggio. David Agranovich, funzionario della sicurezza informatica di Meta, spera che la pubblicazione del rapporto “avvii l’interruzione del mercato della sorveglianza su commissione”.
Alcune società, però, sono già riuscite in passato a rimettersi in piedi dopo essere state coinvolte in scandali legati allo spionaggio.
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