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Spazio, mistero svelato: il passato segreto della Terra

Un nuovo studio, partito dall’Università dello Utah, pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, rivela alcuni segreti relativi al pianeta Terra e sulla sua nascita.
Alcune aree, note come “zone a velocità ultra-bassa”, rappresentano un fotogramma del passato del nostro pianeta, quando un corpo celeste presente nello Spazio l’avrebbe colpita, dando così origine alla Luna.

Spazio: il nuovo studio

Michael Thorne, geologo dell’Università dello Utah, ha spiegato che “la maggior parte di quelle che chiamiamo zone a velocità ultra-bassa non sono situate al di sotto di punti caldi.
Quindi la storia deve essere più complessa di così
”.
Per Thorne un’altra possibilità interessante è che queste zone rappresentino aree rocciose che compongono il mantello terrestre.
I ricercatori hanno concentrato l’attenzione su una zona situata al di sotto del Mar dei Coralli in Australia, un’area attiva a livello sismico.
Un nuovo metodo che ha permesso di migliorare notevolmente la precisione delle analisi.
Abbiamo creato un modello della Terra che include queste zone di ultra riduzione della velocità delle onde sismiche poi abbiamo utilizzato un computer per simulare quale forma avrebbero le onde sismiche in base alle caratteristiche che attribuiamo alla Terra“.
Dichiara Surya Pachhai, ricercatore dell’Università dello Utah che ha collaborato alle analisi.

I dati finali

A seguito di queste simulazioni i ricercatori hanno ottenuto numerosi dati sulla struttura e composizione dei materiali contenuti nelle zone a velocità ultra-bassa.
Con ogni probabilità si tratta di materiali stratificati con caratteristiche fisiche e strutturali eterogenee.
Questo fa pensare a materiali formatisi oltre quattro miliardi di anni fa, quando un pianeta delle dimensioni di Marte nello Spazio si è schiantato contro la Terra.
Da questo scontro si sarebbero generati detriti che oggi compongono la Luna.

70 nuovi pianeti interstellari

Alcuni ricercatori del team internazionale, con astrofisici francesi e spagnoli, hanno cercato negli archivi degli osservatori del nostro pianeta.
Il team ha analizzato oltre 80mila scansioni dello Spazio realizzate negli ultimi 20 anni.
I pianeti interstellari sono invisibili ai nostri occhi perché non emettono e non riflettono luce visibile.
Possono essere individuati solamente attraverso un metodo chiamato microlensing gravitazionale, che rileva nella luce proveniente da una stella lontana un oggetto di massa relativamente piccola.
I ricercatori, in questo modo, sono riusciti a dimostrare la presenza di 70 pianeti interstellari e di circa altri 100 ancora da confermare.