Spazio

Spazio: scoperti 70 pianeti “misteriosi” nella nostra Galassia

Un nuovo studio pubblicato qualche settimana fa su Nature Astronomy ha rivelato la presenza di 70 nuovi pianeti interstellari in una regione della Via Lattea nota come Associazione Scorpius-Centaurus.
La regione si trova ad appena qualche centinaio di anni luce di distanza dal nostro Sistema Solare.
Si chiamano pianeti interstellari e si tratta di corpi celesti piuttosto “misteriosi”, difficili da identificare nello Spazio, non avendo una stella ad illuminarli per renderli visibili dai telescopi.

Spazio: 70 nuovi pianeti interstellari

I ricercatori del team internazionale, con astrofisici francesi e spagnoli hanno cercato negli archivi degli osservatori del nostro pianeta.
Il team ha analizzato oltre 80mila scansioni dello Spazio realizzate negli ultimi 20 anni.
I pianeti interstellari sono invisibili ai nostri occhi perché non emettono e non riflettono luce visibile.
Possono essere individuati solamente attraverso un metodo chiamato microlensing gravitazionale, che rileva nella luce proveniente da una stella lontana un oggetto di massa relativamente piccola.
I ricercatori, in questo modo, sono riusciti a dimostrare la presenza di 70 pianeti interstellari e di circa altri 100 ancora da confermare.

Le parole degli esperti

Núria Miret-Roig, ricercatrice del laboratorio di astrofisica dell’Università di Bordeaux, e primo autore dello studio, ha rilasciato alcune dichiarazioni.
Abbiamo misurato movimenti impercettibili, colori e luminosità di decine di milioni di fonti di luce in un’ampia area del cielo. Queste misurazioni ci hanno permesso di identificare con certezza anche gli oggetti meno luminosi di questa regione di spazio”.
Questa scoperta è fondamentale anche per studiare l’origine di questi corpi celesti.
Al momento esistono due ipotesi sulla loro nascita: una prevede che derivino dal collasso di nubi di gas, troppo piccole per generare una stella.
La seconda che si tratti, invece, di pianeti espulsi dal loro sistema stellare di origine.
I dati raccolti lasciano ipotizzare agli autori della ricerca la presenza di un altro meccanismo, ancora sconosciuto.