Referendum Costituzionale: cosa cambia e cosa c’è da sapere

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Si avvicina l’appuntamento spartiacque della storia politica italiana contemporanea: in autunno si terrà il referendum confermativo sulla Riforma Costituzionale, approvata lo scorso 12 aprile 2016 dal Parlamento. Un iter lungo e tortuoso, durato due anni. Era l’8 aprile 2014, infatti, quando il Governo Renzi ha presentato un disegno di legge che indicava come obiettivi: “il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”. Considerando la delicatezza e la rilevanza di tali questioni, è opportuno avvicinarsi a questo appuntamento con serietà e preparazione sui temi. Ecco una guida sui principali punti della Riforma.

1. SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO – Se dovesse passare il Sì alla Riforma Costituzionale, si sancirebbe il passaggio da un bicameralismo paritario ad un bicameralismo differenziato. In sostanza, oggi il testo di una legge deve essere approvato sia dalla Camera che dal Senato ed il Governo rimane in carica solo se ottiene la fiducia di entrambe le camere. Con l’applicazione della Riforma, solo la Camera dei Deputati sarebbe titolare della piena funzione legislativa e del rapporto di fiducia con l’Esecutivo: il Senato non dovrebbe approvare le leggi ordinarie e non dovrebbe votare la fiducia al Governo. Questo discorso, tuttavia, non varrebbe per tutte le leggi: le leggi “di sistema” o di garanzia, le leggi relative al Senato e le leggi sull’ordinamento degli enti territoriali continuerebbero a dover ricevere un voto favorevole sia dalla Camera che dal Senato.

2. RIDUZIONE DEL NUMERO DEI PARLAMENTARI – Il Senato si trasformerebbe, quindi, in una Camera di rappresentanza territoriale, composta da 100 (e non più da 315) membri. I 100 senatori sarebbero così costituiti: 5 di nomina del Presidente della Repubblica, 74 eletti tra i membri dei Consigli Regionali ed i restanti 21 eletti tra i sindaci dei rispettivi territori. Come verranno eletti questi nuovi senatori? Il nuovo testo costituzionale prevede un’elezione di secondo grado: in occasione delle elezioni regionali, gli elettori indicheranno sulla scheda quali consiglieri dovranno ricoprire la carica di senatore. Tuttavia, le modalità sono rinviate ad una successiva legge.

3. SOPPRESSIONE DEL CNEL E CONTENIMENTO DEI COSTI DI FUNZIONAMENTO DELLE ISTITUZIONI – Con le modifiche costituzionali, si abolirebbe il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, organo consultivo nel campo della legislazione economica e sociale. Il bilancio delle attività del CNEL viene riportato dal Sole 24 Ore: 20 milioni di costi all’anno e 14 disegni di legge presentati in Parlamento in quasi cinquant’anni di vita. Sempre in relazione al contenimento dei costi, i nuovi senatori non percepiranno alcuna indennità, mantenendo esclusivamente la propria retribuzione come consigliere regionale o sindaco. Godranno, invece, come i propri colleghi nella Camera dei Deputati dell’immunità parlamentare.

4. REVISIONE DEL TITOLO V DELLA PARTE II DELLA COSTITUZIONE – La Riforma Costituzionale prevede la revisione delle competenze Stato-Regioni. Vengono, infatti, eliminate le materie a legislazione concorrente, su cui cioè possono legiferare sia Stato sia Regioni e che nel tempo hanno causato l’apertura di molti contenziosi a livello istituzionale. Così, rientrerebbero tra le competenze esclusivamente statali materie come: energia, turismo, trasporto, previdenza sociale, mercati assicurativi. Infine, verrebbero soppressi dal testo costituzionale i riferimenti alle province, verso una definitiva sostituzione con le città metropolitane.