Il parco archeologico di Vulci (provincia di Viterbo) continua a regalare sorprese dall’immenso valore storico-culturale. In questi giorni, infatti, un gruppo di studiosi ha scoperto e riportato alla luce un’antica tomba etrusca di cui, fino ad oggi, nessuno conosceva l’esistenza. Nello specifico, il ritrovamento è avvenuto nell’area di Poggetto Mengarelli, che abbraccia il piccolo Comune di Montalto di Castro.
Nel corso dello scavo, gli archeologi hanno rilevato la presenza di un sepolcro di epoca etrusca, risalente quasi certamente al VII secolo a.C. che, date le condizioni in cui sono stati rinvenuti i reperti, fino ad oggi era rimasto praticamente inviolato. Infatti all’interno della sepoltura sono stati trovati circa dieci pezzi di vasellame in ceramica conservati piuttosto bene che, naturalmente, andranno analizzati per capire con maggiore precisione quale sia l’epoca di appartenenza e magari anche l’estrazione sociale della persona accanto alla quale erano stati posti gli oggetti.
Quest’importante scoperta si unisce ad un altro evento dal profondo significato storico-archeologico verificatosi anch’esso di recente, ovvero il ritrovamento di un’altra tomba che avrebbe ospitato le spoglie di un guerriero etrusco. In questo caso, infatti, è stato più semplice identificare l’estrazione sociale del defunto poiché, accanto a circa dodici vasi decorati, è stata trovata una punta di ferro appartenuta ad una lancia, ed una fibula a drago realizzata in bronzo. Entusiasta del doppio rinvenimento è, naturalmente, Carlo Casi, direttore scientifico del parco archeologico di Vulci, il quale ha dichiarato, in merito alla piccola tomba riportata alla luce, che anche se si tratta di un sepolcro dalle dimensioni ridotte, i vasi in esso contenuti danno ulteriori conferme sulla provenienza degli Etruschi da Vulci.
In attesa dei lavori di restauro, la tomba appena recuperata è stata aperta eccezionalmente alla visita della Soprintendente dell’Etruria Meridionale, Alfonsina Russo, alla delegata del Comune per le Politiche Occupazionali Rita Goddi, e al presidente della Fondazione Vulci, Carlo Messina. Raggiunta dai giornalisti, la Soprintendente Russo ha affermato che queste recenti scoperte storiche rappresentano un ottimo viatico verso un pronto rilancio degli “scavi archeologici della città etrusca”, con l’obiettivo di fare del Parco archeologico della cittadina laziale un vero e proprio “laboratorio di ricerca a cielo aperto”. Intanto gli oggetti rinvenuti nella sepoltura verranno trasferiti al più presto alla Fondazione di Montalto di Castro, dove verranno ulteriormente analizzati e studiati, prima di essere sottoposti ad un attento e meticoloso restauro.
Patrizia Gallina