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Avvocato indossa il velo in tribunale, il giudice le chiede di uscire

Asmae Belfakir, una giovane di 25 anni, praticante avvocato presso lo studio legale dell’Università di Modena e Reggio Emilia è stata invitata ad uscire dall’aula presso il Tar dell’Emilia-Romagna perché indossava il velo. Il giudice Giancarlo Mozzarelli ha imposto alla ragazza di togliersi il velo, altrimenti avrebbe dovuto lasciare l’aula. La ragazza si è rifiutata, ed è stata dunque costretta a lasciare l’udienza inerente un ricorso legato a degli appalti alla quale voleva assistere.

Secondo il giudice Mozzarelli “si tratta del rispetto della nostra cultura e delle nostre tradizioni”. Solo di cultura si può parlare in quanto non esiste alcuna legge che vieti di portare il velo in tribunale. Difatti il Presidente del Tar ha rassicurato che non ci sono problemi a portare il velo in Tribunale. Il presidente del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, ha richiesto una relazione circostanziata sull’accaduto per una compiuta valutazione dei fatti.

Asmae Belfakir, ha così commentato la vicenda: “Non mi era mai successo;  ho assistito a decine di udienze, anche qui al Tar e nessuno mi aveva mai chiesto di togliere il velo. Nemmeno al Consiglio di Stato. Anche perché non si può assolutamente parlare di problema di sicurezza perché il velo tiene il volto scoperto e quindi sono perfettamente identificabile. Sono sconvolta. Il 5 dicembre scorso avevo partecipato a un’altra seduta con lo stesso giudice e non mi aveva detto nulla. Questa mattina, invece, ha subito puntato il mio velo e senza nemmeno nominarlo mi ha detto che avrei dovuto toglierlo per poter continuare a partecipare. Nel mio caso, con il volto scoperto, l’identificazione era immediata e non vi era dunque alcun rischio per la sicurezza”.

La praticante ha chiesto provvedimenti nei confronti del giudice, e ha intenzione di portare avanti una campagna per abbattere questi muri. Belfakir ha inoltre dichiarato: “L’aula di un tribunale dovrebbe essere laica e rispondere ai dettami della legge e a null’altro. Sono stata privata non solo di un diritto ma anche del mio dovere di praticante avvocato di seguire cosa succedeva in aula. Mi chiedo: se un giorno dovessi diventare avvocato o giudice, dovrò sempre difendere prima me stessa e poi i miei clienti?”.