E’ mistero attorno all’ improvviso licenziamento del direttore di TV2000 Dino Boffo. Il braccio destro del cardinale Camillo Ruini, a capo del network televisivo della Cei dall’ ottobre 2010, è stato destituito dal suo ruolo nella giornata di oggi. Secondo la motivazione “ufficiale” dei redattori della testata televisiva, Boffo sarebbe stato licenziato per via di un naturale riassetto dei vertici della rete televisiva e della testata giornalistica “Avvenire”, oltre che a causa della perdita del rapporto di fiducia tra i redattori stessi e l’ attuale ex-direttore. Ma la questione potrebbe essere più intricata di quanto si pensi.
Serpeggiava già da tempo, infatti, del malcontento intorno ad alcune dichiarazioni pubbliche rilasciate da Dino Boffo, in disaccordo con la nuova direzione che Papa Francesco ed il suo staff stanno tentando di dare alla Chiesa Cattolica. Il direttore, secondo le dichiarazioni rese per iscritto dal Ministro degli Interni vaticano, monsignor Giovanni Angelo Becciu, si sarebbe lasciato andare a commenti ritenuti inappropriati dalla Segreteria di Stato durante le dirette degli eventi presenziati dal Pontefice Bergoglio.
Interpellato sulla spinosa questione che lo riguarda, il diretto interessato ha risposto con un secco: “No Comment”. Baffo non è nuovo a polemiche legate alla gestione dei media episcopali: fece scalpore, nel 2009, la polemica tra l’ allora direttore del quotidiano “Avvenire” e Vittorio Feltri. Il caso, allora, ruotò attorno ad alcune dichiarazioni di condanna che Dino Baffo rilasciò riguardo la condotta morale del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, alle quali Feltri rispose pubblicando sul quotidiano “Il Giornale” alcuni documenti, ottenuti da una fonte anonima, riguardanti una presunta e mai confermata accusa di molestia sessuale ai danni dello stesso Baffo. La “guerra” tra il giornalista e Feltri continuò, sino a quando Baffo fu costretto a dimettersi dalla direzione di “Avvenire”. Arrivarono, successivamente, le scuse ufficiali dai vertici della testata diretta oggi da Alessandro Sallusti, ritenute “tardive” dalla Cei. Ed oggi, quel personaggio difeso così strenuamente dai vertici della Conferenza episcopale italiana, viene ritenuto improvvisamente “scomodo”.
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