Oggi la speculazione domina la finanza, la finanza controlla l’economia, l’economia determina le scelte politiche, la politica impatta sulla vita delle persone. Quello che dobbiamo fare è ribaltare questa scala di valori e rimettere al centro l’uomo leggendo al contrario le frasi precedenti.
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Secondo la teoria neoliberista affermatasi negli ultimi trentanni, i mercati se lasciati liberi d’agire, sono per loro natura efficienti. Una teoria ampiamente smentita dai fatti e dalla devastante crisi sistemica in cui siamo ancora immersi. Vediamo di smontare questo assunto performativo: questa teoria si basa sulla legge della domanda e dell’offerta e presume che il prezzo con cui è scambiata una determinata merce o servizio, inglobi tutte le informazioni necessarie per giustificarne il valore. Nella realtà ciò non accade e il meccanismo di autoregolazione è fortemente influenzato dai mercati finanziari che attraverso manovre puramente speculative, alterano il raggiungimento del prezzo d’equilibrio. Facciamo l’esempio di una materia prima che rappresenta il motore dell’economia occidentale: il petrolio. All’indomani dello scoppio della crisi nel 2008 il suo prezzo è passato in pochi mesi, da 70 a 142 dollari al barile. E’ poi crollato a fine anno a 33 dollari. Oggi è quotato 109, 53 $. Come si può vedere dal grafico, non vi è nessuna correlazione tra andamento della domanda e dell’offerta con scostamenti così pronunciati dei prezzi.
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Una speculazione eccessiva causa instabilità e volatilità dei valori delle materie prime e dei corsi azionari e obbligazionari la quale permette d’ottenere rapidi guadagni. Si tratta di strategie messe in atto appositamente per lucrare sugli scostamenti determinando però, un impatto negativo sulla vita delle persone e sulle economie. Sempre nel 2008, il prezzo di tutte le principali 25 materie prime, agricole e non, è aumentato nello stesso momento. Un fatto più unico che raro non essendoci stati avvenimenti particolarmente gravi, dal punto di vista climatico e ambientale o un aumento massiccio dei consumi che ne giustificassero il rialzo. Era, però successo che i capitali in fuga dai corsi azionari si riversarono massicciamente su questo mercato (commodities) in cerca disperata di rifugio e rendimenti, determinando una fortissima pressione sui prezzi. Questo, ovviamente mise in difficoltà l’economia reale, determinando un conseguente rialzo dei prezzi alla produzione e poi, a cascata, sui mercati dei beni creando gravi difficoltà ai consumatori già alle prese con i primi effetti di una crisi devastante. In una spirale perversa la stessa speculazione è oggi in grado di creare quelle oscillazioni su cui poi andrà a guadagnare. Più scommesse girano su un dato titolo, paese o impresa, attraverso i derivati finanziari, più i corrispondenti prezzi rischiano d’impazzire e se i prezzi impazziscono, aumentano le possibilità di profitti a breve termine.
I derivati vuoti ( mere scommesse) sono un esempio lampante di come il sistema finanziario oggi arrivi addirittura a ostacolare e falsare i principi su cui si dovrebbe basare il libero mercato. Gli inglesi hanno coniato il termine: “the tail that wags the dog”, la coda che scodinzola il cane. L’economia reale diventa uno strumento della finanza e non viceversa.
Un’altro motivo che smentisce clamorosamente l’assunto neoliberista di mercati efficienti purché lasciati liberi d’agire in un contesto di stati ridotti al minimo e dalla bassa ingerenza, ha riguardato il modo in cui è stata gestita la crisi creata: nel 2007 scoppia la bolla dei mutui sub prime americani che in pochi mesi contagia le economie di tutto il mondo fino al fallimento di Lehman Brothers, il 15 settembre 2008. Nel complesso però, il sistema finanziario si salva grazie ai giganteschi interventi dei governi occidentali. Dopo un trentennio di indottrinamento sulla non ingerenza degli stati per costruire mercati efficienti e ben funzionanti, ecco la mano pesante del pubblico che arrivo in soccorso degli speculatori. Cosa si fa allora… ,si prendono i soldi pubblici, quelli di tutti i cittadini raccolti con le tasse e le imposte, e li si regala, senza nessuna contropartita, al sistema finanziario per salvarli dal fallimento dei loro “azzardi morali” e impedire che il morto trascini con se il vivo dell’economia reale. Al costo di 20 trilioni di dollari, di cui oltre 4 solo nella UE, tra capitali versati, somme impegnate, prestiti delle banche centrali, di cui solo una minima parte è arrivata all’economia reale. Morale: finché le cose vanno bene i profitti rimangono ai privati, quando il giocattolo si rompe, si socializzano le perdite. Più semplice di così!! In realtà tutto il castello finanziario era sub prime dalla cima alle fondamenta e purtroppo, i vecchi protagonisti, hanno ripreso (per la verità non hanno mai smesso) a giocare con il fuoco degli strumenti finanziari inventati allo scopo di espandere e creare dal nulla moneta in maniera esponenziale. Ieri c’erano i pompieri statali che hanno regalato ai giocatori tutta l’acqua che avevano per spegnere gli enormi falò appiccati da loro stessi, oggi non c’è più nessuno che possa arrivare in soccorso di questo casinò privo di controlli e dalle stanze oscure e mal illuminate.
Abbiamo sulla testa un immenso aspirapolvere chiamato sistema finanziario, che aspira profitti e ricchezza dall’economia reale. Noi ci ingobbiamo per sostenerne il peso, ma se non ne cambiamo le logiche e lo rimettiamo nel posto che dovrebbe avere, cioè di servire l’economia reale e far incontrare chi manca di capitali con chi ne ha in eccesso dando impulso all’attività economica ed imprenditoriale, continueremo a vivere male e a soffrirne tutti i capricci e le folli contraddizioni che genera: crisi sistemiche, povertà di massa, diseguaglianze, problemi ambientali, tagli ai servizi e alle prestazioni sociali. All’orizzonte però, non si vedono luci, ma solo ombre minacciose di rassegnazione.