UN PO’ DI STORIA – Le prime Elezioni Europee si tennero tra il 7 ed il 10 giugno del 1979: infatti, prima di questa data i membri del Parlamento Europeo venivano nominati direttamente dagli Stati membri. Tuttavia, il 20 settembre 1976 i ministri degli Esteri dei nove paesi aderenti alla Comunità Europea siglarono un patto che prevedeva l’elezione diretta a suffragio universale di 410 eurodeputati. Questi Stati erano: Italia, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Irlanda e Lussemburgo. In Italia queste elezioni furono accolte come un evento storico, come testimoniò l’affluenza dell’86% di votanti alle urne. Dal 1979 ogni cinque anni hanno luogo le elezioni per rinnovare i componenti del Parlamento Europeo: domenica 24 maggio si voterà per l’ottava legislatura.
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“PROVINCIALISMO” ITALIANO – In Italia le elezioni europee hanno da sempre rappresentato un banco di prova per la tenuta dei governi e per la valutazione delle politiche a livello nazionale. Quelle del 1979, infatti, replicarono i dati ottenuti alle elezioni politiche di qualche mese prima e nel 1984 ci fu uno storico sorpasso del Pci sulla Dc, a seguito anche della morte di Enrico Berlinguer (l’11 giugno dello stesso anno). Le elezioni del 1989 segnarono una svolta epocale sia nel contesto Europeo, sia in quello Italiano: fu l’anno della caduta del Muro di Berlino e questa rappresentò l’ultima tornata elettorale europea per gli esponenti della Prima Repubblica in Italia. A partire dal 1994, dopo lo scandalo di Tangentopoli, cambiarono i nomi dei partiti, ma non la sostanza: capire lo stato di salute del governo in carica e valutare le opportunità di un’eventuale crisi politica interna.
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Così anche oggi la storia si ripete: dopo sei anni di dura crisi economica, i cittadini si dovrebbero recare al voto per giudicare la politica tenuta dall’Ue in questi anni. Tuttavia, questo tema è passato in secondo piano rispetto alle discussioni interne al nostro Paese e quello delle elezioni europee si è trasformato in un voto politico. Infatti, la vittoria del Pd segnerebbe una conferma per il governo Renzi, mentre un exploit di Grillo potrebbe aprire una vera e propria crisi istituzionale. Sembra che molti si siano dimenticati che domenica non si andrà a votare per gli 80 euro in busta paga, bensì per scegliere il futuro dell’Europa.