La buona notizia, però, è che la medicina sta effettuando dei notevoli passi in avanti nella cura e nella diagnosi precoce di tale patologia. “Abbiamo imparato a capire che ogni paziente, ogni tumore fa storia a sé“, premette il dottor Spaggiari. “Lo stesso tumore può mostrare mutazioni genetiche differenti nel corso del tempo percui servono biopsie ripetute per valutare la lesione e scegliere il farmaco che mira al bersaglio da colpire in quel momento. Per farlo, grazie al progresso tecnologico, oggi esistono strumenti molto precisi e poco invasivi che consentono di definire il profilo genetico del tumore”. La biopsia resta uno degli strumenti più efficaci per diagnosticare il cancro e per tenere, nel corso dei vari stadi della malattia, sotto osservazione il paziente. Altro mezzo importantissimo è “La videotoracoscopia, per fare prelievi a livello pleurico, oltre ad essere un utile strumento diagnostico pre-trattamento”.
Anche dal punto di vista delle terapie per debellare il tumore al tumore, i medici assicurano che non esiste solo la chemioterapia come unica alternativa possibile al male. La parola chiave, però, è diagnosi precoce. “Fino a ieri senza diagnosi precoce, più del 70 percento dei tumori polmonari veniva scoperto quando la malattia era già in fase avanzata, spesso inoperabile e con una percentuale di guarigione non superiore al 15 percento” continua Spaggiari. “Con gli strumenti di anticipazione della diagnosi oggi a disposizione, possiamo rovesciare questi numeri: oltre l’ 80 percento dei pazienti può essere operato con un intervento chirurgico conservativo e con una percentuale di sopravvivenza dell’ 85 percento. Ma anche quando la diagnosi non è tempestiva, le nuove frontiere della genetica hanno permesso di disporre di farmaci fino a due volte più efficaci della tradizionale chemioterapia”. Si tratta dei cosiddetti farmaci biologici e molecolari.
Essi sono – a detta di de Marinis – “Due volte più efficaci della tradizionale chemioterapia e con un profilo di tollerabilità molto superiore. La mutazione più importante finora identificata è quella del gene EGFR, relativa a circa il 14 percento dei malati con adenocarcinoma polmonare in fase metastatica, che possono essere trattati con un inibitore di questo gene. I soggetti non fumatori ed ex fumatori – conclude lo specialista – esprimono quest’ alterazione genica nel 25 percento dei casi. Le terapie target, o a bersaglio molecolare sono in grado, se integrate con la chemio in senso sequenziale, di triplicare la sopravvivenza di questi soggetti rispetto a quanto sarebbe possibile con la sola chemio in soggetti senza mutazione”. Una speranza importante per tutti i degenti che combattono contro il “killer silente”.