Riforma della Scuola, giovedì fiducia al Senato. Tutto sul maxi emendamento

Renzi Riforma Scuola

La Riforma della Scuola di Matteo Renzi approda oggi in aula al Senato. Giovedì il voto finale sul disegno di legge: è alta la probabilità che il Governo ponga la fiducia sul provvedimento per neutralizzare gli oltre 2000 emendamenti presentati da opposizioni e minoranza del Partito Democratico. Infatti, in Commissione Istruzione è stato presentato dalla maggioranza un maxi emendamento: su questo maxi emendamento il Governo porrà la fiducia.

Cosa prevede il maxi emendamento? In pratica, scorpora la Riforma della Scuola in due blocchi. Il primo entrerà in vigore già a settembre, mentre il secondo soltanto a partire dall’anno scolastico 2016-2017. Le 100mila assunzioni di precari scatteranno dal primo settembre 2015: questo numero comprende i vincitori dell’ultimo concorso a posti del 2012 ed i precari inclusi nelle graduatorie ad esaurimento. Tuttavia, 50mila precari verranno assunti in un’altra provincia rispetta a quella in cui sono in graduatoria e dovranno quindi trasferirsi. Slittano, invece, all’anno scolastico 2016-2017 la formazione degli albi territoriali, da cui i presidi potranno chiamare direttamente i professori, e l’organico dell’autonomia.

Già dal prossimo anno scolastico avrà inizio la valorizzazione del merito degli insegnanti, per un totale di 200 milioni annui erogati dallo Stato. Il maxi emendamento chiarisce le modalità con cui verranno distribuiti premi ai docenti: i criteri verranno stabiliti da un Comitato di Valutazione, presieduto dal Dirigente Scolastico e composto da tre docenti, due genitori e un rappresentante esterno. Nel provvedimento rimangono le discusse detrazioni fiscali per le famiglie che iscrivono i propri figli nelle scuole paritarie private: un finanziamento indiretto che permette di aggirare l’articolo 33 della Costituzione, secondo cui tali enti devono essere istituiti senza oneri per lo Stato. Sarà ancora possibile donare finanziamenti liberali alle scuole, sia pubbliche che private, ma con un tetto di 100mila euro e con un fondo da destinare a quegli istituti che ricevono meno donazioni.