L’inventore dell’iPhone è figlio di un migrante siriano

iPhone

La sequenza di immagini a cui siamo costretti ad assistere, da lontano, ci fanno intendere solo in minima parte il dolore di famiglie sfasciate dalla guerra che incombe nei loro Paesi. Ne è ben consapevole il leader ungherese Viktor Orban che ha fatto, e sta facendo di tutto, per respingere uomini, donne e bambini proveniente da un Paese in guerra e spingerli verso un destino sconosciuto. Se gli dicessero che proprio il figlio di un migrante siriano ha cambiato il mondo con il suo genio regalando il futuro l’iPhone? Gli basterebbe solamente informarsi un attimo sulla storia di Steve Jobs.

La foto del piccolo Aylan Kurdi, morto annegato e preso in braccio da un poliziotto, ha scioccato il mondo ma l’Ungheria non ha fatto una piega. Il problema è che Orban non è l’unico: in Grecia ci sono uomini armati fino ai denti che attaccano le barche dei migranti tentando di non fargli mai raggiungere l’Unione Europea. La stessa Germania, che in questi giorni ha mostrato un segno d’apertura, è condizionata da movimenti neonazisti contro i migranti. E se tra questi ci fosse un nuovo Steve Jobs? Forse lo era Aylan.

Nel 2015 molti devono essere grati al figlio di quel migrante siriano che ha letteralmente sconvolto le nostre vite portando alla luce prodotti come l’iPod, l’iPhone e l’iPad. Steve Jobs non era solo un folle, come forse la maggior parte di voi lo ricorda guardando i film, ma era un visionario capace di prevedere l’andamento della tecnologia. Era figlio di Abdulfattah Jandali, giovane studente siriano che lasciò la sua casa ad Homs per chiedere asilo politico negli Stati Uniti. Lì conobbe Joanne Schieble, una giovane cattolica di origine tedesca. La famiglia di lei, come tante nel 2015, si è opposta alla relazione e fece di tutto per evitare che si sposassero e quando lei rimase incinta, la famiglia Schieble la costrinse a dare in adozione colui che oggi è conosciuto come l’inventore dell’iPhone.